In Evidenza IsraeleTrasporti pubbliciFedez
SPORTAtleticaFranciaParigiParigi 2024Ucraina

Il «trucco» di Yaroslava Mahuchikh dietro l’oro nel salto in alto alle Olimpiadi: perché usa sempre il sacco a pelo in gara

Yaroslava Mahuchikh
Yaroslava Mahuchikh
L'atleta ucraina riesce a isolarsi completamente grazie al suo metodo, nato da un'idea del suo allenatore nel 2018. Cosa fa mentre si rilassa nel suo sacco a pelo in pista

La saltatrice ucraina Yaroslava Mahuchikh ha un metodo tutto suo per ritrovare la giusta concentrazione durante le gare. La 22enne vincitrice della medaglia d’oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Parigi, già campionessa mondiale con il record di 2,10 metri, ha incuriosito sui social per la sua abitudine di infilarsi dentro un sacco a pelo, tra un salto e l’altro. Un trucco che evidentemente le ha dato ragione, visti i risultati più che soddisfacenti anche ai Giochi di Parigi.

L’abitudine di Yaroslava Mahuchikh

Nel corso delle gare di atletica, quando i tempi di attesa spesso toccano anche la mezz’ora, Mahuchikh prende il suo materassino da yoga, il sacco a pelo e si sdraia in un angolo. L’ucraina chiude gli occhi, come se stesse dormendo, e comincia a respirare profondamente. In alcuni casi, poggia la testa per terra e sembra avere gli occhi sbarrati verso il cielo, come se riuscisse a isolarsi senza badare alle avversarie intorno.

Da dove nasce il trucco del sacco a pelo

Quel metodo di rilassamento le era stato suggerito nel 2018 dal suo allenatore Serhii Stepanov, che la segue con la moglie, Tetiena Stepanova. Quell’anno Mahuchikh vinse le Olimpiadi giovanili nel salto in alto. Da allora il trucco del sacco a pelo è stato anche un po’ il suo portafortuna. Al rilassamento muscolare e mentale, l’atleta abbina anche piccoli movimenti dei polsi e delle dita, così da attenuare la tensione, permettendole di ripassare le prossime mosse prima del salto.

Perché usa il sacco a pelo

Intervistata durante le Olimpiadi, Mahuchikh ha dato la sua spiegazione sul suo sacco a pelo immancabile durante le gare. «Mi sento a mio agio quando mi sdraio. A volte riesco a guardare le nuvole, altre riesco a contare i numeri… oppure a inspirare ed espirare. È come rilassarsi, in quel momento diventi di essere in uno stadio».

Leggi anche: