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Perché in Ucraina salta mezzo governo. La mossa di Zelensky e le carte coperte: «Può essere una manovra per distrarre la Russia»

04 Settembre 2024 - 15:30 Simone Disegni
Le dimissioni di Kuleba e altri uomini chiave in vista di un possibile rimpasto. Nona Mikhelidze (Iai): «Occhio, l'Ucraina è diventata maestra nella comunicazione di guerra»

Che succede in Ucraina? Le dimissioni in blocco di una serie di ministri ed esponenti di peso del governo hanno colto di sorpresa l’Occidente. Un po’ meno, probabilmente, l’Ucraina stessa, dove i media davano credito a voci su un possibile rimpasto da parte di Zelensky da mesi. Ma che nel tritacarne politico finissero pesi massimi come il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba o le due vicepremier Iryna Vereshchuk e Olha Stefanishyna – volti-chiave del dialogo con l’Occidente in questi due anni e mezzo di guerra – indica che qualcosa di ben più rilevante del «normale avvicendamento» che Kiev vorrebbe far intendere sia in corso. «L’autunno sarà estremamente importante per l’Ucraina, e le istituzioni di governo devono essere pronte in modo che l’Ucraina raggiunga tutti i risultati di cui abbiamo bisogno», ha detto laconico Zelensky nel suo messaggio serale di martedì. «Oggi abbiamo bisogno di nuove energie e questi passi sono legati al rafforzamento del nostro Stato in diverse direzioni: la politica internazionale e la diplomazia non fanno eccezione», ha aggiunto oggi tranchant. Cosa intende dire? Una delle spiegazioni possibili che circolano in queste ore tra gli esperti è che la rinuncia agli attuali incarichi, almeno per alcuni dei personaggi chiave, possa essere solo un passaggio intermedio verso una nuova destinazione. Per Kuleba, ad esempio, si vocifera di un possibile prossimo passaggio a Bruxelles, alla guida dell’ambasciata presso l’Ue. Ma non è l’unica possibile interpretazione dei fatti.

Manovra di distrazione?

«È bene valutare quel che sta accadendo con prudenza, e attendere la fine del processo», richiama Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca allo Iai e attenta osservatrice di quel che accade in Ucraina. In queste ore il Parlamento sta passando al voto sulle lettere di dimissioni dei vari ministri, quindi è verosimile che Zelensky e i suoi passeranno alla “fase 2”. «Alcuni potrebbero essere effettivamente mandati a casa, ma altri potrebbero invece cambiare di posto, o ancora alcune dimissioni potrebbero essere rigettate». Ma c’è anche un’altra ragione per cui è bene esercitare massima prudenza nel valutare quel che sta accadendo, sostiene Mikheldize: «In questi anni l’Ucraina è diventata maestra nella comunicazione di guerra, anche costruendo false narrative per celare le manovre cui stava davvero dedicandosi». L’offensiva oltre confine su Kursk di quest’estate è stata in questo senso la perla di questa strategia: «Gli alleati stessi non ne sapevano nulla, e neppure nella comunità di esperti è mai circolata neppure una lontana voce». Ma che c’entra tutto ciò con il rimpasto di governo? C’entra, forse: «Non possiamo escludere che queste iniziative politiche facciano parte di un piano per spostare l’attenzione internazionale e della Russia dal fronte di guerra, magari in vista di altre manovre a sorpresa», riflette Mikhelidze. Se così fosse, cambierebbe di netto la luce in cui leggere la reazione velenosa del Cremlino alle notizie di queste ore da Kiev: «Autunno, cadono le foglie e i rami si mostrano nudi» (copyright Maria Zakharova). Si vedrà.

Il cerchio magico di Zelensky e i dubbi dell’opinione pubblica

Quel che è certo è che a tirare le fila delle mosse di tutti i vari ministri, vicepremier e alti funzionari dimessisi (nella lista c’è pure il capo del Fondo patrimoniale dello Stato Vitalii Koval) sia sempre lui, Volodymyr Zelensky. Che sarà parzialmente calato nei sondaggi rispetto alla popolarità stellare dei primi mesi di guerra, ma resta – e intende rimanere – ben saldo al potere. A decidere chi andrà a ricoprire quale casella, come e quando è indiscutibilmente con lui, con i suoi consiglieri-strateghi più fidati, Andriy Yermak e Mykhalio Podolyak. Comunque finisca il processo, osserva sul Corriere Andrea Nicastro, il potere di Zelensky ne uscirà consolidato, e probabilmente ancor più accentrato nel «cerchio magico» del palazzo presidenziale. In Ucraina permane la legge marziale, e le notizie dal fronte (anzi, dai fronti) non lasciano pensare che ciò cambierà presto. Ma prima o poi le normali regole della democrazia torneranno in funzione, e si prospetteranno nuove elezioni. Ragion per cui Zelensky non può pensare di governare con piglio decisionista senza tenere conto dell’opinione pubblica. «Tanto in questi anni s’è dimostrato maestro nella comunicazione internazionale, quanto non a sufficienza nel comunicare agli ucraini il perché di alcune sue decisioni», rileva ancora Mikhelidze. E non è detto che il suo tempo sia infinito, se si ricorda che dal momento dell’indipendenza dall’Urss un solo presidente è stato riconfermato nella carica (Leonid Kučma, 25 anni fa). Come a dire che sì, nessuno dei leader del Paese può considerarsi intoccabile. Ma nessuno per davvero.

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