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Julio Velasco e il segreto per allenare le donne: «Vanno incoraggiate, temono di sbagliare perché in passato pagavano gli errori con le botte»

20 Settembre 2024 - 09:13 Ugo Milano
L'allenatore dell'Italvolley ripercorre la sua infanzia e il suo approdo alla pallavolo in una lunga intervista con il "Corriere"

A un mese dalla medaglia d’oro conquistata a Parigi da allenatore della nazionale femminile di pallavolo, Julio Velasco si racconta. E lo fa in una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, dove non mancano i retroscena sul suo lavoro e i racconti sull’infanzia trascorsa in Argentina. «Il mio primo ricordo? Mia madre che cucina o corregge i compiti degli alunni». Quando al padre, invece, Velasco lo ha perso quando era ancora un bambino. «Mamma ci sedette sul letto e ci diede la notizia, io rimasi incredulo. La mancanza di mio padre è una delle cose che mi hanno forgiato il carattere. Tante cosa da uomini ho dovuto impararle da solo», racconta l’allenatore dell’Italvolley. Qualche esempio? Imparare a farsi la barba oppure conoscere il mondo del sesso. «Nostra madre ci scoprì con un giornaletto di donne nude. Allora ci fece trovare sul letto un piccolo libro sull’educazione sessuale. Così, senza dirci nulla», ricorda Velasco.

La doppia cittadinanza

L’allenatore della pallavolo femminile, oggi 72enne, è nato in Argentina ma è naturalizzato italiano. E nell’intervista al Corriere assicura di sentirsi sia argentino che italiano. «Non è difficile: al mondo non esistono due popoli più simili. La differenza – spiega Velasco – è che gli italiani hanno la saggezza ma anche il pessimismo dei vecchi. Gli argentini sono sognatori come gli adolescenti. Hanno l’ottimismo dei popoli giovani».

L’amore per il «Che»

L’allenatore dell’Italvolley non nasconde anche il suo orientamento politico. Velasco si definisce «uomo di sinistra» e dice di seguire molto la politica, «anche se da allenatore della Nazionale non mi pare giusto parlarne». Da giovane, racconta, militava nel partito comunista rivoluzionario e considerava Che Guevara «l’eroe della nostra generazione», anche se con il tempo ammette di aver maturato «un distacco critico, non dall’uomo, che rimane un esempio di altruismo, ma dalla politica che proponeva». A quel tempo, aggiunge Velasco, «pensavo che l’ingiustizia nel mondo si potesse risolvere con una rivoluzione sociale, politica e culturale».

Il periodo buio della dittatura

Nel 1976, arriva il golpe in Argentina e l’inizio della dittatura militare. Velasco ricorda quel periodo come «il peggiore della nostra storia, il più spietato, sanguinoso, retrogrado. I militari iniziarono ad arrestare persone, a torturarle, a farsi dare nomi di altre persone e a farle scomparire». L’allenatore racconta che suo fratello Luis fu catturato, mentre due amici furono uccisi. E lui come è riuscito a cavarsela? «Lasciai La Plata per Buenos Aires, dov’era più facile passare inosservati. Pochi sapevano che ero andato nella capitale e nessuno conosceva il mio indirizzo. I primi due anni – continua il suo racconto – sono stati molto duri, poi la pallavolo mi ha salvato: ho cominciato ad allenare bambini e a innamorarmi del mio lavoro. All’inizio per mantenermi ho fatto di tutto, anche le pulizie».

Cosa significa allenare le donne

Si arriva poi al capitolo pallavolo. Secondo Velasco, «un allenatore, e in genere un leader, non fa nulla. Fa fare le cose agli altri. E deve convincerli. L’allenatore è prima di tutto un insegnante; per questo deve uccidere il giocatore che è stato. Se non lo fa, rischia di fallire», spiega l’allenatore dell’Italvolley. Quando gli viene chiesto se c’è differenza tra allenatore uomini e donne, Velasco risponde così: «Le donne hanno il terrore di sbagliare; perché per millenni hanno pagato gli errori con le botte degli uomini. Quindi a volte vanno incoraggiate. Per il resto sono straordinarie, e imparano straordinariamente in fretta». L’allenatore racconta di non essersi mai innamorato di una sua atleta, perché preferisce mantenere una certa distanza «L’allenatore non deve essere amico dei suoi giocatori. Non devono fare come i genitori che vanno alle feste dei figli e si mettono a ballare pure loro».

In copertina: Julio Velasco festeggia la medaglia d’oro della nazionale femminile di pallavolo a Parigi 2024 (ANSA/Ettore Ferrari)

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