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I mille flaconi di lubrificante trovati in casa di Puff Daddy aggravano la situazione del rapper (che in carcere ha smesso di mangiare)

27 Settembre 2024 - 14:19 Gabriele Fazio
Puff Daddy traffico sessuale estorsione stupro
Puff Daddy traffico sessuale estorsione stupro
Una nuova testimonianza arriva da Good Fridae, giornalista e artista, che sostiene di aver partecipato, quando aveva 16 anni, a una delle ormai famigerate feste del rapper e di essere stata inseguita da lui quando tentò di fuggire

Non accennano a calmarsi le acque per quanto riguarda la situazione Puff Daddy. Al momento il rapper e producer è rinchiuso in un carcere di New York per traffico sessuale ed estorsione, tenuto sotto stretta sorveglianza per paura possa uccidersi e senza la possibilità, negata dal tribunale, di attendere il processo a casa su cauzione. Nel frattempo fuori dalle mura del Metropolitan Detention Center di Brooklyn, dove condivide la cella con il truffatore di criptovalute Sam Bankman-Fried, rifiutando, secondo quanto emerso, il cibo che gli servono per paura di essere avvelenato, la situazione è sempre più tesa. L’edizione americana del The Sun ha pubblicato l’ennesima denuncia di una donna nota come Good Fridae, giornalista e artista, che sostiene di aver partecipato, quando aveva 16 anni, sul finire degli anni Novanta, a una delle ormai famigerate feste di Puff Daddy e di essere stata inseguita da lui quando tentò di fuggire capita la situazione. «Mi sentivo molto a disagio – racconta – con tutti quegli uomini anziani che cercavano di toccarmi e di convincermi a fare cose con loro. Stavo per uscire dalla porta principale e il suo bodyguard mi ha fermata, mi ha afferrato le spalle e mi ha detto: “Non vai da nessuna parte”. Ho quasi avuto un attacco di panico quando ho visto Diddy arrivare dalla stanza dei “pazzi”, sono corsa a premere il pulsante dell’ascensore sperando che arrivasse. Stava correndo verso di me. Quel suo sguardo mi ha davvero terrorizzata, è difficile da spiegare».

Il mistero delle bottigliette di lubrificante di Diddy

Si moltiplicano i dettagli inquietanti: è emerso infatti che durante la perquisizione avvenuta nella sua casa di Los Angeles lo scorso marzo, la polizia, oltre a sequestrare telefoni e computer per trovare prove dei ormai suoi noti «Freak Off», avrebbe trovato armi da fuoco con il numero di serie cancellato (che alcune testimonianze dicono usasse per minacciare ospiti e prostitute) e una quantità assai sospetta di flaconi di olio per bambini e lubrificanti, circa un migliaio. L’avvocato di Puff Daddy sulla questione ha rilasciato una dichiarazione che molti hanno ritenuto da subito poco credibile: «Non penso si tratti di 1000 bottiglie, penso fossero solo tante. Voglio dire, sappiamo che spesso gli americani sono soliti comprare le cose in blocco e sapete, sono cose che gli adulti fanno, in modo consensuale, non possiamo essere così puritani in questo Paese da pensare che il sesso sia una cosa brutta in qualche modo, altrimenti non esisterebbero più le persone…». Marc Agnifilio, questo il nome dell’avvocato, avrebbe poi dichiarato che quei flaconi sarebbero stati acquistati da Costco, una grande catena di ipermercati, ma l’azienda è intervenuta oggi con una nota per negare la vendita all’ingrosso al rapper.

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