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«È tempo di una rivolta sociale». Le parole di Landini infiammano la politica. Foti (FdI): «Stia attento, rischia di perdere la faccia» – Il video

06 Novembre 2024 - 16:15 Massimo Ferraro
Il segretario del sindacato Cgil lancia lo sciopero generale del 29 novembre contro la manovra economica del governo: «È solo l'inizio della mobilitazione»

«Io credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare». Il segretario del sindacato Cgil Maurizio Landini lancia lo sciopero generale del prossimo 29 novembre indetto contra la manovra economica del governo Meloni. Una dichiarazione accesa che ha immediatamente provocato la reazione della maggioranza, con Fratelli d’Italia in testa a stigmatizzare le parole del sindacalista. A margine della assemblea nazionale dei delegati a Milano, Landini ha annunciato che lo sciopero «non è che l’inizio di una mobilitazione e di una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro paese». Una mobilitazione per fare pressione al governo e influenzare l’agenda del Paese: «Sarebbe utile che la politica si occupasse anche di questi temi: delle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Il salario, la sanità, lo studio, la stabilità di vita delle persone deve tornare ad essere al centro della politica».

Il capogruppo FdI Foti: «Integra gli estremi di reato»

Dalla maggioranza solo critiche alle parole del sindacato Cgil. «Ci chiediamo con quale coraggio il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, inciti alla rivolta sociale. Stia molto attento Landini, a incitare alla rivolta sociale, perché integra gli estremi di un reato, oltre a perdere totalmente la faccia», lo incalza il capogruppo di FdI alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, che poi continua con un parallelismo con gli Stati Uniti: Capiamo che oggi Landini debba tentare di fare il rivoluzionario in Italia per cercare di scimmiottare i milioni di Americani che col voto la rivoluzione l’hanno fatta davvero. E conclude con un attacco personale: «Dopo l’aumento del suo stipendio di quasi trecento euro al mese alla faccia dei suoi appelli al salario minimo, è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione». Dello stesso segno la dichiarazione del senatore FdI Salvo Salemi, vicecapogruppo di partito a palazzo Madama: «Fa rabbrividire. Pesare le parole è una responsabilità necessaria, soprattutto in un periodo storico in cui i facinorosi dei centri sociali hanno ritrovato nelle strade italiane una preoccupante intraprendenza. Landini, nel bene supremo del dibattito civile, dovrebbe chiedere scusa per il termine inopportuno».

Foti do copertina: ANSA/FABIO CIMAGLIA | Maurizio Landini dal palco della manifestazione di Roma dello scorso 26 ottobre

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