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Malaria a Verona, marcia indietro della Regione: «Non si tratta di un caso autoctono». L’allarme e il viaggio in Nigeria: cosa sappiamo

08 Novembre 2024 - 15:47 Ugo Milano
Giovedì la Regione Veneto aveva comunicato il ritorno della malattia in Italia dopo 50 anni, poi si è scoperto che il paziente è stato all'estero poche settimane fa

Un sospiro di sollievo, dopo l’allarme lanciato ieri, 7 novembre. La Regione Veneto ha dichiarato che il paziente affetto da malaria segnalato a Verona non riguarda un caso autoctono ma importato. Ha contratto la malattia in Nigeria dove è stato 20 giorni fa. Giovedì era invece trapelato che l’uomo non aveva compiuto viaggi nell’ultimo periodo. Sarebbe stato il ritorno della malattia in Italia dopo più di 50 anni dall’ultimo caso. Anche il virologo Roberto Burioni aveva dichiarato la gravità della scoperta, oggi smentita: «Se questo è confermato è un guaio che neanche vi immaginate. Altroché dengue», aveva scritto commentando la notizia.

Il viaggio in Nigeria

All’inizio, come riporta Repubblica, il paziente non avrebbe parlato del suo viaggio in Nigeria. Quando ci si deve recare in Paesi lontani di solito si effettua una profilassi farmacologica per non ammalarsi. Nell’intervista con i medici di Verona qualcosa non sarebbe andato come previsto: forse c’è stato un errore nella comunicazione con i sanitari dell’ufficio di Prevenzione della Asl di Verona. Tuttavia, dopo delle verifiche incrociate, si è appurato della recente visita del paziente in Africa.

L’allarme

Tutto era partito dal comunicato di giovedì. La Direzione prevenzione della Regione Veneto rendeva noto del caso autoctono di malaria e comunicava che: «In stretta collaborazione con l’Ulss 9 di Verona e con l’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, appena ricevuta comunicazione del caso, ha attivato le misure di sorveglianza previste: approfondimento dell’indagine epidemiologica sul caso; indagine sul campo con cattura e analisi dei vettori locali; misure di sorveglianza sanitaria rivolte agli altri soggetti nei luoghi di possibile esposizione; attività di disinfestazione preventiva nell’area da effettuare in base agli esiti controlli effettuati». L’allerta era quindi massima perché la zanzara che trasmette la malaria, l’anofele, non risulta presente nella Penisola. La successiva rettifica ha quindi chiarito l’esatta origine della malattia.

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