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L’abrogazione dell’abuso d’ufficio non è incostituzionale: la Consulta dà ragione alla riforma Nordio

Corte Costituzionale
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Oltre 14 le contestazioni considerate inammissibili dalla Corte costituzionale. L'abolizione del reato d'ufficio prevista dalla riforma Nordio. Era stata votata dal centrodestra con i voti alla Camera di Azione e Italia Viva

L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio non è incostituzionale secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale. La Consulta ha bocciato le questioni di illegittimità sollevate da 14 autorità giurisdizionali, tra cui la Cassazione, e ha ritenuto «ammissibili le sole questioni sollevate in riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (la cosiddetta Convenzione di Merida)». Nel merito, la Corte ha dichiarato «infondate» tali questioni, ritenendo che «dalla Convenzione non sia ricavabile né l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio, né il divieto di abrogarlo ove già presente nell’ordinamento nazionale». La motivazione della sentenza sarà pubblicata nelle prossime settimane.

Il voto con l’aiuto di Calenda e Renzi

La maggioranza di centrodestra, con il sostegno di Azione e Italia Viva, aveva approvato alla Camera in seconda lettura l’artico0lo 1 della riforma penale voluta dal ministro Carlo Nordio. Con quel voto finito 170 contro 77 era stato abolito il reato di abuso d’ufficio, come previsto dalla riforma Nordio. L’opposizione aveva protestato, lamentando la creazione di «un vuoto legislativo» e la mancata «tutela dei cittadini», fino a favorire la mafia.