Eugenio Finardi non sente più la musica: «Ho l’acufene a causa di un trauma»


Eugenio Finardi non sente più la musica. Eppure il suo ventesimo disco di inediti esce a 50 anni di distanza dal primo. Il cantautore milanese, 72 anni, si è ispirato ai Beatles: «Quando sei giovane le canzoni arrivano da sole, “La radio” ad esempio l’ho scritta in tram, ma da anziani magari vengono dei macro-concetti informi, in cerca di sonorità. Così ho visto i Beatles e ho detto ok, mettiamoci in studio. Giuvazza Maggiore ha prodotto straordinariamente bene i brani, creando un mondo sonoro anche attorno alle mie impossibilità dovute alla perdita di udito, nel senso che non reggo più una batteria, e quindi ce n’è poca».
La perdita dell’udito e l’acufene
La perdita dell’udito e l’acufene, spiega Finardi al Corriere della Sera, «sono la somma dell’invecchiamento, di un trauma, perché mi sono trovato vicino a un’esplosione, e in generale di 50 anni di batteria alle mie spalle: quelli ti uccidono, accade a tanti, vedi Pete Townshend. Ma ormai la musica riesco a comporla senza sentirla. Un pezzo come “Onde di probabilità”, del disco, è nato completamente teorico, scrivendo le note e inserendole nel pc senza alcuna tastiera». Nel tour che partirà il 16 maggio però non avrà problemi: «Ho due casse davanti. E avrò una batteria elettronica perché il volume dello strumento acustico mi fa girare la testa e mi assorda. Il presente offre strumenti che permettono di affrontare la musica in maniera diversa, con ottimi risultati». L’album? «parla di tutto: dalla fisica quantistica, al futuro, ai figli. Contiene campioni e rimandi di tutta una vita».
Sanremo e il campionato di pallavolo ugandese
Secondo Finardi i giovani non sono molto ascoltati: «Io ascolto tanto ciò che mi dice mia figlia di 25 anni, ma purtroppo quel che vedo è che i ragazzi hanno pochi sogni e cercano di spacciargliene di disgustosi, con gran sopravvalutazione del denaro». Mentre quando era giovane lui «i nostri genitori uscivano dalla guerra rintronati ma speranzosi. Siamo cresciuti in 80 anni di pace, una cosa incredibile. Io avevo 12 anni quando sono arrivati i Beatles, ho vissuto Rolling Stones, Led Zeppelin, grunge… Poi è arrivato il futuro, così ora a Sanremo, quando leggo il cast, mi sembra il campionato di pallavolo ugandese, non ho la minima idea di chi siano».