L’inchiesta sulla Taverna Santa Chiara e i turisti israeliani già verso l’archiviazione: «E c’è un precedente a Bari»


L’inchiesta sulla Taverna Santa Chiara, la titolare Nives Monda e i due turisti israeliani Raul e Gili Mozes va verso l’archiviazione. In un lampo, commenta oggi il Mattino parlando della decisione della pm Emilia Parascandolo della procura di Napoli. Sabato 3 maggio il video della lite ripresa dalla coppia era stato pubblicato sui social media. Scatenando una guerra tra i Pro-Pal e i sostenitori del governo di Israele. Alla ristoratrice sono arrivati insulti e minacce. Lei intanto ha incontrato il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. L’assessora al Turismo Teresa Armato si era schierata con i cittadini israeliani.
Le critiche
«Il comunicato che viene diramato dal Comune a seguito dell’incontro è acqua che non leva sete. La questione palestinese viene affrontata con parole troppo generiche: non viene riprodotta la complessità della discussione avvenuta né vengono ribaditi impegni chiari sui punti discussi», è il commento di Monda. Che nel suo post si è detta delusa dalle parole dell’assessore Armato: «Non si mette in discussione il presupposto: la solidarietà offerta ai turisti ha rappresentato, agli occhi dell’opinione pubblica, un accreditamento per loro e un elemento discriminante a nostro danno». Manfredi ha chiosato: «La mia posizione personale, così come quella dell’amministrazione, sulle vicende di Gaza e sulle inaccettabili sofferenze inflitte alla popolazione civile è sempre stata chiara: ciò che sta accadendo rappresenta un’offesa all’umanità».
La coppia
Intanto si è fatta sentire anche la coppia di visitatori. In un messaggio al primo cittadino comparso su Israele senza filtri hanno scritto: «Le vostre azioni recenti – l’incontro con l’aggressore, l’espressione di solidarietà nei suoi confronti e il permesso alle voci antisemite – inviano un messaggio agghiacciante: che l’odio può vincere». Intanto emerge un altro caso del genere. Il 26 aprile Raul e Gili Mozes hanno contestato a Bari l’associazione locale pro Pal “Donne in nero”. Definendole terroriste e amiche di Hamas. E riprendendo la scena con lo smartphone.