Emanuele Michieletti era un personaggio «protetto a livelli alti». E in reparto «ci sono le sue fedelissime»


Il primario di radiologia dell’ospedale di Piacenza Emanuele Michieletti «era un personaggio troppo protetto, anche a livelli molto alti». E poi «in reparto ci sono ancora le sue fedelissime che lo hanno sempre assecondato». Per questo ora i colleghi dicono di aver «accettato in silenzio piccoli o grandi abusi negli anni». Mentre lui viene descritto come un «padre-padrone» che disponeva a suo piacimento del personale. Molestando o abusando sessualmente di infermiere e donne medico. E chi non ci stava veniva punito con le ferie negate o con i turni disagiati.
L’indagine
La polizia, che ha piazzato una telecamera nel suo ufficio, accusa Michieletti di 32 molestie in 45 giorni. Lui, che davanti al Gip si è avvalso della facoltà di non rispondere, è stato nel frattempo licenziato per giusta causa dall’ospedale. Secondo l’ordinanza chiamava le colleghe con l’altoparlante e alcune di loro sarebbero state consenzienti. Una delle vittime ha parlato nei giorni scorsi con il quotidiano locale Libertà:
↔Ho subito più volte molestie, ma mi sono ribellata. Lui si sentiva intoccabile, aveva un harem. Forte del suo carisma e consapevole di piacere si atteggiava a padre-padrone ed era sempre circondato da alcune fedelissime, quasi avesse un harem. Il suo studio era off-limits per quasi tutti. Per entrare dovevi prima suonare. Era lui che al massimo ti chiamava anche col citofono e poi spesso chiudeva a chiave. Che all’interno, quando c’era una collega, avvenissero degli incontri sessuali era per molti più che un sospetto».
L’ho respinto
«Anche a me è capitato di ricevere pesanti avances in più di un’occasione. L’ho respinto. Ero disgustata dal suo comportamento e non mancavo di farglielo notare», dice la donna. Il Corriere della Sera invece riporta le discussioni in chat dei dipendenti dell’ospedale. «Le risorse umane nel “sistema Michieletti” sono beni privati di cui disporre, se sono donne l’abuso può essere anche fisico… C’è chi semplicemente se ne va prima o poi e se ne frega, ma chi rimane dovrebbe mettere mano finalmente a tutti i mali di questo sistema che al contrario degli stupri conosciamo bene, per avere quantomeno un po’ di amor proprio». E ancora: «Tutto, però, veniva minimizzato o dato per scontato».
Un personaggio protetto
«Ma come si poteva? Era un personaggio troppo protetto, anche a livelli molto alti», si giustifica qualcuno. «E poi in reparto ci sono ancora le sue fedelissime che lo hanno sempre assecondato». Da parte sua il professor Emanuele Michieletti non replica. «Si sente travolto e frastornato per quel che sta sentendo», dice il suo legale Pietro Gabriele Roveda. «Al momento ci asteniamo da qualsiasi commento. Evitiamo di controbattere al massacro mediatico. Spesso mi attaccano per le persone che assisto. In genere ritengo che non ci siano indifendibili, ma mai come in questo caso mi sento di stare vicino a questa persona».