Nuovi raid su Gaza: almeno 56 morti. L’allarme dentro l’Idf: «Palestinesi condannati alla fame se non ripartono gli aiuti»


Israele ha colpito nella notte tra lunedì e martedì con nuovi bombardamenti la Striscia di Gaza. Ad essere prese di mira in particolare le aree di Jabalia, nel nord, e quella di Khan Younis, nel sud, dove ieri un altro raid aveva colpito l’ospedale europeo dove si sarebbe trovato il leader di Hamas Mohammed Sinwar. Secondo Al Jazeera sono almeno 56 i palestinesi morti negli attacchi, che continuano questa mattina. Ieri dall’Arabia Saudita il presidente Usa Donald Trump ha evocato la necessità di «mettere fine alla guerra», mentre a Doha sono ripresi i negoziati, ma Israele sembra nei fatti puntare i piedi, prosegue la sua offensiva e si prepara anzi ad ampliarla in mancanza di un accordo, con l’obiettivo di sradicare completamente Hamas dalla Striscia.
L’allarme interno all’Idf sulla fame a Gaza
Le conseguenze della guerra sono però devastanti per la popolazione civile di Gaza, e ora anche i vertici dell’esercito israeliano – in privato – riconoscono che se non ricominceranno a entrare subito provviste alimentari la fame è alle porte. A riportare le valutazioni interne di «alcuni funzionari militari israeliani» è questa mattina il New York Times. Avrebbero concluso e riferito ai comandanti negli ultimi giorni che se il blocco degli aiuti umanitari, imposto da Israele da metà marzo dopo il collasso della tregua, non sarà eliminato, molte aree dells Striscia resteranno con ogni probabilità a corto dei beni alimentari necessari a soddisfare i bisogni nutrizionali quotidiani della popolazione. Altrimenti detto, se il sistema di invio di aiuti non sarà rimesso in moto «immediatamente», potrebb’essere troppo tardi per evitare che porzioni di popolazione della Striscia siano ridotte alla fame.
Foto di copertina: EPA/HAITHAM IMAD