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Celiachia, la scienza rassicura: il bacio è sicuro. Tutti i falsi miti sul rischio contaminazione

15 Maggio 2025 - 16:32 Gemma Argento
Un nuovo studio dimostra che il rischio di trasferimento del glutine attraverso la saliva è minimo, anche dopo un pasto con glutine. Basta un sorso d’acqua per abbattere ulteriormente ogni residuo

Sono oltre 600mila le persone che in Italia soffrono di celiachia. La malattia autoimmune che richiede l’eliminazione totale del glutine è spesso una diagnosi che cambia radicalmente non solo il modo in cui si mangia ma molte delle situazioni quotidiane che prevedono socialità.

Per chi convive con la celiachia i timori non si esauriscono nel proprio piatto, entrano nelle cucine degli amici, nei ristoranti, nei viaggi e nelle esperienze fuori casa che si fanno. A volte si insinuano anche nei gesti più intimi, come quello di un bacio. Il dubbio è semplice quanto invasivo: se l’altra persona ha appena mangiato glutine, può bastare un contatto con la saliva per causare una contaminazione?

Una nuova ricerca, presentata alla Digestive Disease Week 2025, ha cercato di rispondere a questa domanda concreta. E lo ha fatto con un esperimento che per la prima volta misura in modo scientifico il rischio di contaminazione da glutine durante un bacio.

Lo studio

La ricerca, coordinata dalla dottoressa Anne Lee del Celiac Disease Center della Columbia University, ha coinvolto 10 coppie in cui un partner era celiaco e l’altro no. L’obiettivo era valutare se il glutine potesse essere trasferito attraverso la saliva durante un bacio.

In due sessioni separate, il partner non celiaco ha consumato 10 cracker contenenti glutine, per un totale di circa 590 milligrammi di glutine. Subito dopo la coppia si è scambiata un bacio alla francese della durata di almeno un minuto. In una sessione, il bacio avveniva cinque minuti dopo il pasto; nell’altra, il partner non celiaco beveva 120 ml di acqua prima del bacio.

Dopo ogni bacio, la saliva del partner celiaco è stata analizzata per rilevare la presenza di glutine. I risultati hanno mostrato che in 18 su 20 baci, i livelli di glutine nella saliva erano inferiori a 20 parti per milione (ppm), la soglia considerata sicura per i prodotti etichettati come “senza glutine”.

Basta un sorso d’acqua

L’effetto dell’acqua è stato particolarmente significativo. In tutti i casi in cui il partner non celiaco ha bevuto acqua prima del bacio, i livelli di glutine nella saliva del partner celiaco erano inferiori a 20 ppm. Solo in due casi, in assenza di risciacquo con acqua, i livelli hanno superato questa soglia, ma nessuno dei partecipanti celiaci ha riportato sintomi nelle ore successive al bacio .

«Nessun partecipante ha riportato sintomi avversi dopo gli scenari di bacio, anche quando non è stato effettuato alcun risciacquo orale», spiega la dottoressa Lee, «si tratta di uno studio che offre per la prima volta importanti rassicurazioni scientifiche e pratiche per le persone celiache, aiutandole a vivere relazioni intime con maggiore serenità».

Perché 20 ppm è il limite da non superare

La sigla “ppm” sta per “parti per milione” e rappresenta un’unità di misura utilizzata per indicare la concentrazione di una sostanza in un’altra. Nel caso della celiachia, 20 ppm equivalgono a 20 milligrammi di glutine per ogni chilogrammo di alimento.

Questa soglia è stata stabilita da organismi internazionali come il Codex Alimentarius (un programma congiunto della Fao e dell’Oms) e adottata da autorità regolatorie come lFda negli Stati Uniti e l’Unione Europea. Studi scientifici hanno determinato la scelta del limite consentito: la ricerca ha verificato che la maggior parte delle persone affette da celiachia può tollerare fino a 10 milligrammi di glutine al giorno senza subire danni alla mucosa intestinale. Pertanto, consumare alimenti con un contenuto di glutine inferiore a 20 ppm consente di mantenere l’assunzione giornaliera di glutine al di sotto di questa soglia.

Celiachia: che cos’è e cosa succede quando si ingerisce glutine

La celiachia è una malattia autoimmune cronica che colpisce l’intestino tenue in soggetti geneticamente predisposti. Non è quindi né un’allergia, né un’intolleranza, ma una vera e propria risposta anomala del sistema immunitario al glutine, una proteina presente in frumento, orzo, segale e derivati.

Quando una persona celiaca ingerisce glutine, anche in quantità piccolissime, come quelle derivanti da contaminazione, il sistema immunitario reagisce attaccando la mucosa intestinale, provocando così un’infiammazione cronica. Questo danneggia progressivamente i villi intestinali, e cioè quei piccoli ripiegamenti della parete dell’intestino che permettono l’assorbimento dei nutrienti. Il risultato è un’atrofia di questi stessi villi che compromette la capacità di assorbire correttamente ferro, calcio, vitamine e altri nutrienti essenziali.

I sintomi che seguono l’ingestione di glutine possono variare da persona a persona. Quello che è certo è che anche un’esposizione occasionale e minima può causare danni a livello intestinale, anche in assenza di disturbi immediati. Ecco i principali rischi clinici:

  • Malassorbimento cronico che può portare a carenze nutrizionali (ferro, acido folico, vitamina B12, calcio), con conseguenti anemia, osteoporosi o stanchezza cronica.
  • Disturbi gastrointestinali: forte dolore addominale, diarrea, gonfiore, nausea.
  • Sintomi extraintestinali: irritabilità, mal di testa, dolori articolari, afte, problemi dermatologici
  • Complicanze a lungo termine. In soggetti non diagnosticati o che non seguono la dieta senza glutine, l’infiammazione cronica può aumentare il rischio di linfomi intestinaliosteoporosi graveinfertilità e malattie autoimmuni associate, come tiroiditi o diabete di tipo 1.

Per queste ragioni le linee guida internazionali raccomandano un’esclusione totale del glutine, compreso quello assunto per errore tramite contaminazioni: anche una briciola di pane o un cucchiaio contaminato possono bastare a innescare il danno.

Contaminazione da glutine: cosa significa e perché è importante

Per chi soffre di celiachia, seguire una dieta priva di glutine non significa solo evitare alimenti contenenti questa proteina, ma anche prestare attenzione alle possibili contaminazioni, ovvero al contatto accidentale con il glutine durante la preparazione, la cottura o la conservazione dei cibi. Si parla di contaminazione da glutine o “contatto incrociato” quando un alimento naturalmente privo di glutine entra in contatto con alimenti o superfici che ne contengono, rendendolo potenzialmente pericoloso per le persone celiache. Questo può accadere, ad esempio, utilizzando gli stessi utensili o superfici per preparare cibi con e senza glutine senza una corretta pulizia intermedia.

Esempi comuni di contaminazione includono:

Utensili da cucina condivisi: utilizzare lo stesso coltello per tagliare pane con e senza glutine senza lavarlo adeguatamente.

Superfici contaminate: preparare alimenti senza glutine su piani di lavoro sporchi di farina contenente glutine.

Elettrodomestici condivisi: tostare pane senza glutine nello stesso tostapane utilizzato per quello con glutine.

Oli di frittura: friggere alimenti senza glutine nello stesso olio usato per cibi impanati con farine contenenti glutine.

I principali falsi miti da sfatare

La celiachia è un’intolleranza alimentare
Falso. La celiachia è una malattia autoimmune cronica che colpisce l’intestino tenue in soggetti geneticamente predisposti. L’ingestione di glutine provoca una risposta immunitaria anomala che danneggia la mucosa intestinale, compromettendo l’assorbimento dei nutrienti .

Si diventa celiaci solo da piccoli
Falso. La celiachia può manifestarsi a qualsiasi età, dall’infanzia all’età adulta. La diagnosi in età adulta è sempre più frequente, spesso a causa di sintomi atipici o extraintestinali .

Esistono diversi gradi di celiachia
Falso. La celiachia è una condizione binaria: o si è celiaci o non lo si è. Tuttavia, la gravità dei sintomi e il tempo di comparsa possono variare da persona a persona .

La dieta senza glutine fa dimagrire
Falso. Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che una dieta priva di glutine favorisca la perdita di peso in soggetti non celiaci. Anzi, alcuni prodotti senza glutine possono avere un contenuto calorico superiore rispetto ai loro equivalenti con glutine .

Dalla celiachia si può guarire
Falso. La celiachia è una malattia permanente. L’unico trattamento efficace è una dieta rigorosamente priva di glutine per tutta la vita .

Chi è celiaco può “sgarrare” ogni tanto
Falso. Anche piccole quantità di glutine possono causare danni alla mucosa intestinale delle persone celiache, anche in assenza di sintomi evidenti. È quindi fondamentale evitare qualsiasi contaminazione .

La dieta senza glutine è benefica per tutti
Falso. La dieta senza glutine è necessaria solo per chi ha una diagnosi di celiachia o sensibilità al glutine non celiaca. Per gli altri, eliminare il glutine senza motivo può portare a carenze nutrizionali e non offre benefici comprovati

La celiachia è un’allergia al grano
Falso. La celiachia è una malattia autoimmune, mentre l’allergia al grano è una reazione immunitaria di tipo allergico. Sono condizioni distinte con meccanismi e trattamenti differenti.

La diagnosi si può fare senza gastroscopia
Parzialmente vero. Nei bambini e adolescenti, in presenza di specifici criteri, la diagnosi può essere effettuata senza biopsia intestinale. Negli adulti, invece, la gastroscopia con biopsia è generalmente necessaria per una diagnosi accurata.

Numeri in crescita in Italia

Secondo la Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia pubblicata a marzo 2025, al 31 dicembre 2023 in Italia risultavano diagnosticati 265.102 casi di celiachia, con un incremento netto di 13.163 nuove diagnosi rispetto all’anno precedente. Tuttavia l’Istituto Superiore di Sanità stima che il numero reale di persone affette sia circa 600.000, indicando che oltre la metà dei casi rimane non diagnosticata.

La distribuzione per sesso evidenzia una maggiore incidenza tra le donne, che rappresentano circa il 70% dei casi diagnosticati, con un rapporto femmine/maschi di 2:1 in quasi tutte le regioni. La fascia d’età più colpita è quella tra i 18 e i 59 anni, che comprende il 67% dei casi. Dando uno sguardo al territorio, la Lombardia presenta il numero più elevato di diagnosi, con 49.278 casi, pari al 18,6% del totale nazionale. Le regioni con la prevalenza più alta sono la Valle d’Aosta (0,57%), la Provincia Autonoma di Trento (0,56%) e l’Umbria (0,52%).

Quando sospettare la celiachia: i sintomi da non sottovalutare

La celiachia può manifestarsi in modi diversi e non sempre con sintomi gastrointestinali evidenti. Alcuni soggetti presentano la forma cosiddetta “silente” o “atipica”, che rende la diagnosi più difficile. È quindi importante conoscere i segni che dovrebbero spingere a un approfondimento medico, soprattutto se persistenti o associati tra loro.

Sintomi intestinali più comuni:

  • Diarrea cronica o alternanza con stitichezza
  • Gonfiore e meteorismo
  • Dolore o fastidio addominale ricorrente
  • Nausea, digestione difficile
  • Perdita di peso non intenzionale

Sintomi extraintestinali frequenti:

  • Anemia da carenza di ferro (spesso resistente alla terapia orale)
  • Stanchezza cronica
  • Osteopenia/osteoporosi precoce
  • Afte orali ricorrenti
  • Mal di testa o irritabilità
  • Infertilità o aborti spontanei ripetuti
  • Disturbi neurologici (formicolii, difficoltà di concentrazione)

In presenza di uno o più di questi sintomi, soprattutto in associazione a familiarità per celiachia o altre malattie autoimmuni, è consigliato rivolgersi al medico curante. La diagnosi si basa su analisi del sangue specifiche (anticorpi anti-transglutaminasi e anti-endomisio) e, se necessaria, su una biopsia intestinale eseguita tramite gastroscopia.

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