Decreto immigrazione, via libera dalla Camera: come cambierà la gestione dei centri in Albania


Con l’ultimo passaggio alla Camera dei deputati, il decreto immigrazione, anche conosciuto come “decreto Albania”, ha ottenuto oggi, 15 maggio, il via libera definitivo a Montecitorio. Il voto finale ne sancisce l’approvazione con 126 sì e 80 voti contrari, la Camera approva. Ora il testo si prepara a confrontarsi con l’esame decisivo al Senato. Il via libera di oggi arriva al termine di una lunga discussione che si è protratta per diverse giornate. Solo ieri, dopo il premier time, è proseguito l’esame generale del decreto, culminato con la fiducia della Camera: 92 sì, 111 no e 4 astenuti. Una volta approvato anche al Senato, il provvedimento che amplia l’uso delle strutture in Albania per i migranti irregolari – inizialmente riservate solo ai richiedenti asilo – sarà trasformato in legge. L’opposizione ha continuato a esprimere il proprio dissenso anche oggi in Aula, con toni piuttosto accesi.
Che cos’è il dl immigrazione
Nel 2023, la premier Giorgia Meloni ha firmato un protocollo con l’omologo albanese, Edi Rama, per trasferire i migranti intercettati nelle acque italiane verso le strutture albanesi di Gjader e Shenjgin, destinate ad accogliere uomini, maggiorenni, provenienti, da paesi ritenuti «sicuri». Il progetto da diversi mesi è sospeso a causa di un duro confronto tra il governo italiano e i giudici, che sollevano dubbi sulla compatibilità legale del piano con le normative europee e internazionali, in particolare riguardo ai diritti dei migranti. Così, per superare lo stallo e per trovare una nuova funzionalità a queste strutture – che risultavano inutilizzate – è stato introdotto il decreto “Disposizioni urgenti per il contrasto dell’immigrazione irregolare”, approvato il 28 marzo 2025.
Cosa cambia?
Partendo dalle vecchie disposizioni, come si diceva, in questi centri potevano essere trasferiti solo i migranti soccorsi in acque internazionali da navi italiane, con l’idea che i richiedenti asilo sarebbero rimasti nelle strutture in attesa della definizione della loro domanda. La modifica sostanziale del nuovo decreto, che consta di un solo articolo oltre a quello che ne disciplina l’entrata in vigore, consiste nell‘ampliare la categoria di migranti che possono essere trasferiti nei centri albanesi: andranno in Albania i migranti già presenti nel territorio italiano, a cui è stato negata la richiesta d’asilo, quindi destinatari di provvedimenti di espulsione, già trattenuti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). In questo modo i centri italiani per migranti in Albania diventerebbero a tutti gli effetti dei Cpr.
I dubbi dell’opposizione
Tra le tante critiche sollevate dall’opposizione, oltre alle preoccupazioni per i diritti dei migranti, c’è anche un dubbio pratico: perché trasferire i migranti in un Cpr in Albania quando sono già trattenuti nelle stesse strutture in Italia? È facile prevedere un nuovo via vai di mezzi dall’Italia all’Albania con un ulteriore aggravio di costi. Oltre alle spese relative agli spostamenti, infatti, la prassi prevede che ogni immigrato trattenuto debba essere scortato da due poliziotti.