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La beffa ai ricercatori italiani: arrivano i fondi europei, ma rischiano di non poterli usare per un vuoto normativo. Cosa succede

15 Maggio 2025 - 19:31 Ygnazia Cigna
bernini ricercatori esclusi ue
bernini ricercatori esclusi ue
L’Ue annuncia un nuovo pacchetto di fondi per la scienza, ma un vincolo sui contratti rischia di lasciare l'Italia al palo. Il Mur, riferiscono fonti interne, si dice «rammaricato»

Mentre la Commissione europea annuncia con entusiasmo un pacchetto da oltre 1,25 miliardi di euro per il 2025 destinato alle Marie Curie Actions, uno dei programmi più prestigiosi per lo sviluppo delle carriere scientifiche in Europa, in Italia cresce la preoccupazione: i ricercatori italiani rischiano di essere esclusi, proprio a causa di un vuoto normativo nazionale. Fonti del ministero dell’Università e della Ricerca, si dicono «rammaricate» per la questione. «I nuovi bandi rappresentano una preziosa occasione per i ricercatori europei. Rammarica molto che i ricercatori italiani, come denunciato da tutta la comunità accademica, rischiano di essere esclusi da questa straordinaria opportunità», dichiarano fonti del Mur. Una dichiarazione che suona come un campanello d’allarme.

L’inghippo normativo

Tutto ha origine il 2 aprile scorso, quando l’agenzia esecutiva dell’Ue responsabile dell’implementazione del programma Marie Curie ha comunicato l’obbligo, per i vincitori delle borse, di stipulare un contratto di lavoro. In Italia, però, lo strumento tradizionalmente utilizzato per formalizzare questi rapporti – l’assegno di ricerca – è stato abolito a gennaio 2025 perché considerato troppo precario. Questo lascia l’Italia, come si legge in una lettera dei ricercatori inviata alla VII Commissione del Senato, «nell’impossibilità di stipulare un contratto di lavoro conforme ai requisiti previsti, rendendo al momento di fatto inammissibile il finanziamento europeo».

L’appello degli scienziati

A lanciare l’allarme sono state alcune tra le più autorevoli voci del mondo scientifico italiano. Tra queste, il premio Nobel Giorgio Parisi, la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, il presidente dei Lincei Roberto Antonelli e Antonio Zoccoli (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). Tutti firmatari della lettera indirizzata al Senato, chiedono una soluzione normativa urgente. «Il contratto attuale non soddisfa le esigenze né delle università né degli enti pubblici di ricerca per i giovani che dopo il dottorato vogliono formarsi», si legge nella lettera.

I bandi europei: un’occasione che rischia di svanire

L’annuncio della Commissione europea è di quelli che non lasciano indifferenti: oltre 1,25 miliardi di euro nel solo 2025, con l’obiettivo di rendere l’Europa un polo d’attrazione globale per i talenti scientifici. Oltre alle classiche borse post-doc, il pacchetto comprende il nuovo programma «Choose Europe for Science» da 22,5 milioni, destinato ad attrarre giovani ricercatori. «Scegliete la scienza, scegliete l’Europa», ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Un invito che, per ora, molti giovani italiani non potranno raccogliere.

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