L’appello del maestro Muti a Leone XIV: «Basta schitarrate in chiesa, ci vuole la musica sacra»


Il maestro Riccardo Muti chiede a Leone XIV di riportare la musica sacra nelle chiese. E i concerti in Vaticano. In un’intervista al Corriere della Sera Muti dice che l’Italia sta trascurando la sua tradizione musicale. Dimenticando, per esempio, i 200 anni dalla morte di Antonio Salieri. «È un grandissimo! Ebbe solo la sfortuna di essere contemporaneo del più grande musicista che l’umanità abbia mai avuto: Wolfgang Amadeus Mozart». Il maestro spiega che Salieri «fu l’ultimo italiano a servire come maestro alla corte degli Absburgo. Fu maestro di artisti di immenso prestigio come Beethoven, Schubert, Meyerbeer, Liszt».
Muti e Salieri
Anche se il film Amadeus di Milos Forman l’ha dipinto come invidioso di Mozart (e addirittura fautore del suo avvelenamento: ma Muti precisa che sono tutte frottole), Salieri era «animato da due elementi fondamentali: la devozione e l’umiltà. Un modo di scrivere apparentemente semplice; ma la semplicità serve a sottolineare l’aderenza del suono al servizio della parola dedicata a Dio». Riguardo l’invidia nei confronti di Mozart, «ci sono i documenti, nella biblioteca di Vienna del Musikverein, a testimoniare che Salieri aiutò la famiglia di Mozart, in particolare un figlio di Amadeus che si dedicò alla musica, purtroppo senza ereditarne l’incomparabile talento». Ma l’Italia «lo ignora del tutto. Tranne qualche iniziativa nella sua città, Legnago», dice ad Aldo Cazzullo.
Il Papa agostiniano
Sant’Agostino diceva che cantare è proprio di chi ama: «Ora per fortuna abbiamo un Papa agostiniano. Che certo conosce quest’altra frase di Agostino: “Bis orat qui cantat”, chi canta prega due volte. I primi di giugno avrò a Ravenna più di tremila persone da tutta Italia, che vengono per essere guidate a cantare tre cori di Verdi: dal Nabucco, dai Lombardi e dal Macbeth». Papa Leone, specifica Muti, gli piace «moltissimo. Mi fa ben sperare per il ritorno della musica sacra in chiesa». Mentre con Bergoglio i concerti in Vaticano sono pressoché spariti».
Le messe beat
E a lui non piacciono le messe beat «con le schitarrate? Per carità! Non credo di essere l’unico fedele che in chiesa preferirebbe ascoltare Palestrina. Monteverdi. Luca Marenzio. Gesualdo da Venosa. E il canto gregoriano. Non è solo mancanza di fede; è mancanza di spiritualità. I grandi santi della cristianità andavano incontro al martirio cantando, non strimpellando. Il declino della musica in chiesa è uno degli aspetti di un fenomeno più ampio». Ma tutto questo fa parte, secondo Muti, del «crollo del sacro. Spero proprio che Papa Leone possa riportare questo concetto di sant’Agostino nelle chiese: cantare è proprio di chi ama».