Mario Occhiuto e la legge per introdurre lo psicologo nelle scuole: «Un’idea di mio figlio, dico sì anche all’educazione sessuo-affettiva»


C’è chi soffre in silenzio già tra i banchi di scuola. Ragazzi che convivono con ferite invisibili, traumi silenziosi, fragilità che nessuno intercetta. È pensando soprattutto a loro che il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto ha presentato un emendamento per introdurre in modo strutturale la figura dello psicologo nelle scuole. Un provvedimento che nasce da una tragedia personale. Occhiuto ha perso tre mesi fa il proprio figlio, Francesco, di 30 anni, che si è tolto la vita dopo aver attraversato un lungo periodo di sofferenza interiore. Oggi, da quel dolore, nasce un impegno politico. Il senatore vuole offrire un aiuto concreto a tutti quei giovani che si trovano ad affrontare difficoltà simili, o fare in modo che non debbano mai arrivarci. «Lo devo a Francesco, questa legge è un’idea di mio figlio. Io sono un architetto, sa, lui era uno psicologo. E mi stimolava sempre dandomi idee, spronandomi a introdurre leggi come questa», racconta ad Open.
La situazione italiana
La proposta si inserisce all’interno del disegno di legge (ddl) sulla salute mentale, intitolato Disposizioni in materia di tutela della salute mentale. L’emendamento presentato da Mario Occhiuto è contenuto nell’articolo 10-bis e, se approvato, rappresenterebbe un passo significativo: l’Italia è infatti l’unico Paese europeo a non prevedere in modo stabile la figura dello psicologo nelle scuole. Ad oggi, la sua presenza è affidata a iniziative temporanee o a singole decisioni degli istituti scolastici, in assenza di una norma nazionale che ne sancisca l’inserimento strutturale nel sistema educativo.
Il testo della legge
Nel testo dell’emendamento si legge che «al fine di favorire la creazione di un ambiente positivo nell’ambito scolastico, di sostenere e potenziare lo sviluppo delle competenze, delle capacità e delle abilità degli studenti, di prevenire situazioni di disagio giovanile, di sostenere le famiglie e il personale scolastico, nelle scuole di ogni ordine e grado è istituita la figura professionale dello psicologo scolastico». Di ogni ordine e grado, perché l’obiettivo è intervenire fin dai primi anni del percorso educativo, a partire dalla scuola primaria. «Anche se mio figlio ha iniziato a star male all’inizio dell’università, molti segnali, molti disagi si manifestano già alle elementari», racconta Occhiuto.
Il nodo delle risorse
Resta un ultimo nodo da sciogliere: quello delle risorse finanziarie. «Io penso che si possa fare anche a livello regionale. Le risorse si trovano, se c’è la volontà di procedere», spiega Occhiuto. «L’emendamento è stato presentato, c’è attenzione e disponibilità da parte del Governo. Servirebbe però una legge nazionale di inquadramento, per sostenere le Regioni, alcune delle quali si stanno già muovendo su questa strada. L’importante è garantire la presenza stabile di questa figura nelle scuole». Un’attenzione al tema è arrivata anche dalla stessa premier, che proprio la settimana scorsa, durante il question time alla Camera, ha annunciato l’avvio di un gruppo di lavoro per affrontare il disagio giovanile. Meloni ha chiesto la collaborazione di tutte le forze politiche. Chiediamo a Occhiuto se prenderà parte al tavolo: «Non so se vi siederò, l’importante è che si proceda in questa direzione».
Educazione sessuo-affettiva?
Il tema della salute mentale si intreccia anche con un’altra iniziativa, già approvata nella legge di bilancio: quella firmata da Riccardo Magi, che inizialmente aveva l’obiettivo di promuovere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie. La proposta è poi stata dirottata su un altro progetto, ribattezzato “Educazione alla fertilità”, dopo i pressing dei Pro vita. Anche questo è un tema di salute mentale, no? Chiediamo a Occhiuto. Il deputato è di Forza Italia, il partito della maggioranza che mostra più apertura verso i diritti civili. «Anche questo è un discorso che va affrontato allo stesso modo della salute mentale, con figure che abbiano competenze leggermente diverse. Se si affronta con la dovuta delicatezza, si tratterebba di un progetto positivo».
«Un’eredità di mio figlio»
E se questa norma passasse? «Io ci lavorerò in ogni caso, perché ci credo. Ed è un eredità che ho ricevuto da mio figlio» commenta. Tantissimi i messaggi e le testimonianze ricevute in questi mesi. Non solo affetto, ma anche gratitudine: «Mi hanno scritto in tanti: insegnanti, psicologi. Docenti che ogni giorno si confrontano con le fragilità che emergono tra i banchi di scuola. Uno di loro mi ha confidato di sentirsi in colpa per non aver colto in tempo alcuni segnali comportamentali in un alunno, che poi ha compiuto un gesto estremo… Mi dicono che mio figlio “li ha salvati”, perché la sua storia li ha spinti a cambiare atteggiamento, a guardare con occhi diversi un ragazzo, un figlio, un fratello».