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I libri di scuola media in Italia pieni di propaganda russa, da Kiev «corrotta e armata» all’invasione «strategica» dell’Ucraina: lo studio

20 Maggio 2025 - 18:35 Alba Romano
Vladimir Putin
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Secondo un'indagine dell'Istituto Germani di Roma, tutti e sette i pilastri della narrazione anti-ucraina del Cremlino si trovano nei principali manuali di storia e geografia

Nomi di città ucraine scritti «alla russa», Kiev ritenuta «culla della cultura moscovita» e «capitale di un Paese corrotto e armato fino ai denti». E la Crimea? Sarebbe russa grazie a un referendum e la sua invasione, da parte dell’esercito del Cremlino, avrebbe permesso a Mosca di «riacquisire importanza politica». Non propaganda firmata Piazza Rossa, ma frasi e nozioni disseminate nei principali libri di storia e geografia delle scuole medie italiane. Secondo uno studio dell’Istituto Gino Germani di Roma, che ha fatto seguito a un’inchiesta di Adnkronos, ben 28 manuali tra i più diffusi nel territorio italiano si allineerebbero totalmente o in gran parte alla narrazione che da anni il Cremlino cerca di diffondere. «Non sono casi isolati», ha spiegato Massimiliano Di Pasquale, direttore dell’Osservatorio Ucraina dell’Istituto Germani. Non si tratta neanche, però, di complotti orditi da chissà chi: «Questi contenuti sono figli di un soft power ben radicato, perfettamente coerenti con una cultura accademica e geopolitica che da decenni glorifica l’immagine della Russia e minimizza quella degli altri Paesi post-sovietici».

L’eredità di Kiev come «culla della cultura di Mosca»

Secondo l’Istituto Germani, nei manuali scolastici ricorrono sette filoni di propaganda, che ricalcano quasi perfettamente quella russa. In primo luogo, la descrizione dell’Ucraina come un Paese «fallito, povero, arretrato e nato quasi per caso dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica». Ma al contempo «armato e corrotto», tanto da giustificare – per dirne una – l’invasione. Al contempo, però, il passato di Kiev è tinto di rosso: «Molti testi presentano la Rus’ di Kyiv (regno slavo medioevale, ndr) come la culla della Russia, negando così l’identità nazionale ucraina. La verità storica è che Mosca, all’epoca, neppure esisteva». E di storia distorta, o omessa, ci sono altri esempi: «L’aggettivo “ucraino” viene usato solo per gli eventi negativi, i successi sono invece sempre “sovietici”».

L’annessione «strategica» della Crimea e il Donbas «russo»

E si arriva poi agli ultimi decenni. Nel manuale Vivi la geografia, edito da Zanichelli, Di Pasquale sottolinea una frase: «La Russia, nel nuovo millennio, ha riacquisito importanza politica grazie all’intervento in Ucraina e all’annessione della Crimea». Un concetto che legittimerebbe «un atto di aggressione militare» e che, in altri manuali, porta addirittura a indicare il Donbas come «parte integrante della Russia». O a parlare della «russofonia» di quelle aree, senza però mai citare il processo di «russificazione forzata» a cui gli abitanti sono stati sottoposti: «Nei Paesi dell’Unione Sovietica, la cultura nazionale era repressa. I cittadini avevano due scelte: parlare russo o abbandonare l’idea di laurearsi». Non mancano neppure strafalcioni figli di una «grave sciatteria»: Kharkiv, ad esempio, è scritta Kharkov seguendo la grafia russa, oppure Odessa è posizionata in Crimea. «Sono cose che restano nella memoria dei ragazzi», conclude Di Pasquale. «Bisogna insegnare a usare la testa e riconoscere tutte le forme di totalitarismo. La cultura democratica si difende anche così, ma in Italia si parla solo di nazismo».

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