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Il Movimento 5 stelle abbandona la regola dei due mandati. Così tornano in gioco tanti big

21 Maggio 2025 - 09:40 Cecilia Dardana
giuseppe conte beppe grillo
giuseppe conte beppe grillo
Lo ha deciso il Consiglio nazionale riunito martedì 20 maggio da Giuseppe Conte. Con il cambio di norme, in campo anche Raggi e Appendino, dopo il caso sul mandato zero

Il Movimento 5 Stelle abbandona ufficialmente la regola dei due mandati. Per Beppe Grillo il cavallo di battaglia del Movimento. E cioè la norma in base a cui dopo due legislature si deve dire addio a ogni carica elettiva. Ebbene, spodestato il fondatore con la Costituente di dicembre, Giuseppe Conte cambia le carte in tavola. E lo fa con un Consiglio nazionale riunito martedì 20 maggio, in cui ha spiegato come lasciarsi alle spalle la regola, cambiando il Codice etico con il voto degli iscritti sul web. Ci saranno dunque deroghe per chi vorrà ricandidarsi per la terza volta in Parlamento o negli altri livelli elettivi: i nomi dei «salvati» li proporrà Conte al Consiglio nazionale per la ratifica, e saranno ripartiti secondo quote fisse.

Cosa prevede la nuova regola

«Se si raggiunge un consenso non inferiore al 75% degli iscritti al movimento 5 Stelle (valore che rende l’idea di un consenso pieno) ci si può ripresentare per un terzo mandato. Il presidente che ha avuto consensi per il terzo mandato può prendere il posto del garante che deve cedere per meritocrazia», si legge sul sito del Movimento. Per meritocrazia si intende che verranno considerati diversi aspetti: dalla presenza sul territorio alla produttività in Parlamento e negli enti locali, misurata con il tasso di presenze in aula e l’attività svolta (proposte di legge, interpellanze, e così via), fino alla regolarità nelle restituzioni. E poi, appunto, gli iscritti dovranno approvare le deroghe. Dopo due mandati ci si potrà candidare senza deroghe apposite come presidenti di regione o come sindaci.

La regola dello «stop and go»

E poi c’è la regola dello «stop and go», che prevede che chi è stato fermo per cinque anni dopo aver fatto due mandati potrà tentare una terza corsa. I limiti sui mandati non varranno nei comuni sotto i 15 mila abitanti, ma solo per i centri più grandi. Regola che ha suscitato qualche perplessità, soprattutto sulla differenza tra i vari comuni: «Così molti eletti in centri comunque piccoli rischiano di bruciarsi un mandato», si vocifera a margine del Consiglio. Infine, altro punto: si potrà correre per un posto in Parlamento solo dopo essersi almeno candidati a livello territoriale.

Problemi normativi

Tra le polemiche emerge anche una questione normativa, sul mandato zero, che non conteggiava il primo mandato da consigliere. Se non valesse più resterebbero fuori le ex sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino, già al terzo mandato per aver fatto il primo da consigliere comunali, e anche i due capigruppo Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi, nella stessa situazione (il primo è stato consigliere a Trieste, il secondo a Massa). A meno che la deroga non valga a prescindere. Così, per risolvere gli scogli normativi, Conte riammette il mandato zero.

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