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Il supertestimone di Garlasco si mostra alle Iene, parla Gianni Bruscagin: «Io diffamato dall’avvocato dei Poggi: non ho paura»

Gianni Bruscagin
Gianni Bruscagin
L'uomo aveva riferito di un racconto su Stefania Cappa fattogli in ospedale 18 anni fa da due persone oggi decedute. Lo scontro con l'avvocato Tizzoni, che lo avrebbe rimbalzato dopo che aveva citato Stefania Cappa, la cugina della vittima mai indagata finora

Si chiama Gianni Bruscagin l’uomo diventato noto come il «supertestimone di Garlasco», per le sue rivelazioni alle Iene su Italia 1 che hanno poi riferito i suoi racconti in procura a Pavia. Intervistato da Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese, l’uomo ha deciso di mostrare il suo volto e uscire quindi dall’anonimato. Dice di essersi sentito diffamato dall’avvocato Luigi Tizzoni, che assiste la famiglia Poggi: «Ci metto la faccia – ha detto nella puntata delle Iene del 27 maggio – in quanto sono stato diffamato pubblicamente dall’avvocato della famiglia Poggi, Luigi Tizzoni, dopo la messa in onda del servizio della settimana scorsa, quando ho parlato della storia della rivelazione di una donna incontrata in ospedale su Stefania Cappa».

Che cosa aveva raccontato il supertestimone sul delitto di Chiara Poggi

Il supertestimone Bruscagin aveva riportato il racconto fatto a lui da due persone ora decedute. Il racconto si riferisce al giorno del delitto di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007, quando sarebbe stata vista la cugina della vittima, Stefania Cappa, mai indagata, in uno stato molto agitato mentre cercava di entrare nella casa della nonna con un borsone. Si tratta dell’abitazione vicina al canale di Tromello, a pochi chilometri da Garlasco. Proprio quel canale è stato dragato nei giorni scorsi, alla ricerca della possibile arma del delitto.

La reazione dell’avvocato della famiglia Poggi al racconto su Stefania Cappa

Burscagin ha ribadito che, nei giorni successivi al delitto, era stato «l’avvocato Tizzoni a cercarmi». A proposito del legale che assiste la famiglia Poggi, il supertestimone alle Iene ricorda: «Mi ha chiamato e ci siamo visti, mi ha chiesto aiuto. Mia mamma lavorava da sua mamma. Il giorno dopo aver saputo di Stefania Cappa sono andato da lui e mi ha stoppato. Secondo lui non si poteva fare perché c’era già una pista che si stava seguendo. Non mi ha detto di andare dai Carabinieri, ma ho parlato io con un colonnello che conoscevo e che mi ha detto che rischiavo di andarci di mezzo io. Lui era di Milano, mi ha messo in allerta perché diceva che coloro che si stavano occupando del caso non erano affidabili».

Gli appunti di Bruscagin sui bigliettini

Bruscagin ha anche mostrato alle Iene per la prima volta i famosi foglietti su cui aveva preso appunti. Proprio su quei bigliettini aveva riportato il racconto che le due persone gli avevano fatto in ospedale 18 anni fa, a proposito del giorno del delitto. Ma perché aveva scritto tutto? Bruscagin spiega: «L’ho fatto per non dimenticare. Ho detto la verità, non ho paura di niente».

La replica dell’avvocato Tizzoni al supertestimone

Tizzoni aveva risposto a stretto giro a Bruscagin, persona che «conosco benissimo», aveva detto a Tgcom, praticamente «da quando sono nato». Di lui, l’avvocato della famiglia Poggi dice che «Era una delle tante persone che nel settembre-ottobre 2007 mi contattavano – anche perché c’era una pressione mediatica come quella di oggi – proponendo tesi. Nel suo caso, proponendosi sostanzialmente come detective, investigatore privato, che è una delle tantissime attività che ha svolto nella sua vita. Io gli ho detto che non eravamo interessati perché non c’era nulla di concreto in quello che diceva, ma di andare dai carabinieri, cosa che mi risulta essere avvenuta. Quindi, se ci fosse stato qualcosa di veramente rilevante immagino che l’Arma dei carabinieri l’avrebbe attenzionata».

A Fanpage ha poi detto di avere «un vaghissimo ricordo su quello che successe nel 2007 con lui, ma allora come oggi io vengo raggiunto da decine di segnalazioni, gente che si propone». Bruscagin aveva anche raccontato che, dopo essere stato rimbalzato da Tizzoni, si sarebbe rivolto a persone più potenti: «Potenti non so in che termini – dice Tizzoni – io di certo non sono mica potente. Spesso andava dai carabinieri. Di questo sono certo».

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