Il ministro Nordio e Garlasco: «Vi spiego perché finirà male in ogni caso»


Il ministro della Giustizia Carlo Nordio dice che sul caso Garlasco «comunque vada, finirà male». Ma il guardasigilli corregge in qualche modo il tiro rispetto a quello che aveva detto qualche giorno fa: «Trovo irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna senza rifare l’intero processo. Tutto questo è irrazionale», aveva attaccato Nordio intervenendo a Zona Bianca, su Rete 4. Adesso, in un’intervista al Corriere della Sera, spiega che il problema non sono i giudici ma le sentenze: «O il detenuto è innocente, e allora ha sofferto una pena atroce ingiustamente. O è colpevole e allora è l’attuale indagato a dover affrontare senza colpe un cimento doloroso, costoso in termini di immagine, di spese e di sofferenze».
Nel merito
Nel colloquio con Virginia Piccolillo Nordio dice: «Nel merito non devo, non posso e non voglio entrare». Poi corregge il tiro sulla «condanna irrazionale»: «È un principio generale: dopo un proscioglimento è irragionevole una condanna. Soprattutto se le assoluzioni sono due. Come puoi condannare “al di là di ogni ragionevole dubbio”, se due giudici hanno già dubitato?». E se invece si trovano nuovi indizi, sostiene il Guardasigilli, «prima che la sentenza passi in giudicato, si deve rifare il processo ex novo. Non inserirle nel fascicolo già formato, come avviene in appello. Per due ragioni». Ovvero: «La prima è che non puoi metter il vino nuovo nella botte vecchia . Se ci sono nuove prove contro, bisogna riesaminarle in contradditorio con la difesa, accanto a quelle a favore. Insomma bisogna ritornare daccapo».
Le due ragioni
L’altra «è anche più importante. Con il sistema attuale sottrai all’imputato il diritto a un doppio giudizio di merito. Se il tribunale assolve e la corte condanna, puoi solo ricorrere per Cassazione per motivi di legittimità. E il secondo giudizio di merito, colpevolezza o meno, va a farsi benedire». Quindi, per il ministro, è la legge che è sbagliata. E annuncia: «Sull’appello dei pm la legge cambierà».