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Green Deal, la Commissione Ue esulta: «Vicini ai target del 2030». Italia in affanno su auto elettriche e case green

green deal obiettivi clima 2030 italia
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Bruxelles contesta al governo italiano pochi sforzi sui veicoli elettrici e sull'efficientamento degli edifici più inquinanti. Entro l'estate sarà svelato il target sul clima per il 2040

L’Unione europea è «sulla buona strada» per centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dal Green Deal. L’annuncio arriva dalla Commissione europea, che ha pubblicato la valutazione dei piani nazionali per l’energia e il clima, che contengono le tabelle di marcia con cui i singoli Stati membri intendono contribuire al raggiungimento dei target europei. Al 2023, le emissioni nette di gas serra dell’Ue sono calate del 37% rispetto al 1990, mentre il Pil aumentava del 68%. L’obiettivo fissato dall’agenda verde europea è arrivare a un taglio del 55% entro il 2030. Una sforbiciata che, malgrado il vento sfavorevole nei confronti delle politiche per il clima, sembra essere decisamente alla portata per il Vecchio Continente.

Il primo bilancio dell’agenda verde europea

Continuando ad attuare i piani nazionali e le politiche comunitarie, l’Ue potrà ridurre le emissioni del 54% entro fine decennio, un solo punto percentuale in meno rispetto all’obiettivo fissato. Questa stima rappresenta per certi versi una sorpresa. L’ultima previsione di Bruxelles, risalente a fine 2023, parlava infatti di una traiettoria di riduzione delle emissioni vicina al 51%, più lontana quindi dai target del Green Deal. I piani aggiornati dei singoli governi hanno permesso invece di migliorare le stime. Persino le emissioni di trasporti, edifici, agricoltura, rifiuti e piccola industria – ossia i settori coperti dal regolamento sulla condivisione degli sforzi (Esr) – dovrebbero diminuire, secondo le previsioni, di circa il 38% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, sfiorando l’obiettivo del 40%.

Lo scontro politico in corso sul Green Deal

Le stime di Bruxelles sono state elaborate dopo aver valutato 23 dei 27 Piani nazionali per l’energia e il clima. Questo perché Belgio, Estonia e Polonia non hanno ancora presentato i documenti definitivi, mentre la valutazione della Slovacchia – che ha consegnato il proprio piano in ritardo – è ancora in corso. Per essere confermate, le previsioni della Commissione europea avranno bisogno che i Paesi mettano effettivamente in campo tutte le azioni promesse e pianificate. E soprattutto, potrebbero cambiare se nei prossimi mesi le istituzioni comunitarie dovessero decidere di rimettere mano a regolamenti e direttive del Green Deal, come già sta avvenendo da inizio anno.

Tra chi spinge per una revisione radicale dell’agenda verde europea c’è anche il governo italiano. Soltanto ieri, la premier Giorgia Meloniin occasione dell’assemblea di Confindustria – è tornata a parlare della necessità di «contestare e correggere un approccio ideologico alla transizione energetica che ha procurato danni enormi alla sostenibilità economica e sociale delle nostre società senza peraltro produrre i vantaggi ambientali che erano stati decantati». In realtà, almeno a giudicare dai dati della Commissione europea, i vantaggi ambientali sembrano esserci eccome. E a sottolinearlo ora sono i più strenui difensori delle politiche per il clima: «L’Europa sta dimostrando che obiettivi affidabili e prevedibili basati su dati scientifici e una regolamentazione adeguata danno risultati concreti», ha esultato la vicepresidente dell’esecutivo Ue, la spagnola Teresa Ribera.

EPA/Olivier Hoslet | I commissari europei Teresa Ribera (Green Deal), Wopke Hoekstra (Clima) e Dan Jorgensen (Energia)

Le due spine nel fianco dell’Italia: auto elettriche e case green

Per quanto riguarda l’Italia, sono due le note dolenti in termini di politiche per la riduzione delle emissioni: le auto elettriche e l’inquinamento degli edifici. Nelle valutazioni pubblicate oggi, la Commissione Ue incoraggia il governo a imbastire «un quadro favorevole per la diffusione di veicoli elettrici, anche attraverso incentivi fiscali come la tassazione delle auto di proprietà e delle auto aziendali basata sulle emissioni di CO2». E poi c’è la questione relativa alle ristrutturazioni degli edifici residenziali, su cui l’Italia, che ha uno dei patrimoni immobiliari più vecchi e meno performanti di tutta Europa, dovrebbe «accelerare». Tra gli altri ambiti su cui Bruxelles incalza il governo italiano c’è anche la mancanza di una tabella di marcia «chiara e con misure specifiche» per il ritorno dell’energia nucleare – che ha «importanti implicazioni per la transizione verde e le decisioni di investimento a lungo termine dell’industria» – e per l’eliminazione graduale dei sussidi ambientalmente dannosi.

Il target per il clima del 2040 “ostaggio” del nuovo governo tedesco

Quella fissata per il 2030 non è l’unica asticella che fa discutere i governi europei. La Commissione europea avrebbe dovuto pubblicare già lo scorso anno il target di riduzione delle emissioni di gas serra previsto per il 2040, ma il vento politico poco favorevole degli ultimi mesi ha portato a posticipare la decisione. A rispolverare la questione è ora Wopke Hoekstra, commissario europeo al Clima, che si dice «fiducioso che saremo in grado di presentare un obiettivo ambizioso prima dell’estate». Dietro il ritardo di Bruxelles c’è in realtà anche il pressing del nuovo governo tedesco di Friedrich Merz. La Commissione europea spinge per un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% al 2040, così da arrivare – come previsto dal Green Deal – alle zero emissioni nette entro metà secolo. Secondo Euractiv, lo stesso commissario Hoekstra avrebbe preso parte alle trattative tra Cdu e Spd – i due partiti che sostengono l’esecutivo di Berlino – per confermare l’intenzione di proporre un target del 90% ma offrendo allo stesso tempo più flessibilità per consentire ai governi di utilizzare tecnologie di cattura del carbonio e “compensazioni” esterne all’Ue per contribuire al raggiungimento degli obiettivi per il clima.

Foto copertina: Dreamstime/Dieter Lion

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