L’ex comandante del Ris Garofano: «Perché sull’impronta 33 non c’è sangue ed è inutile cercarla». La versione del consulente di Sempio


«Non c’è sangue nell’impronta 33». Questa è la versione di Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, che seguì il caso dell’omicidio di Chiara Poggi all’epoca, e oggi consulente di Andrea Sempio, attualmente indagato per omicidio in concorso. «È una certezza scientifica», ha affermato in un colloquio con gli ormai noti avvocati di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, in vista della consulenza dattiloscopica difensiva. Mentre i pm cercano l’intonaco grattato dal muro per poter svolgere analisi biologiche alla ricerca di possibili tracce di sangue e Dna nell’impronta, Garofano si dice sicuro della sua inesistenza perché «è stato consumato» nell’accertamento irripetibile dell’epoca.
Perché non c’è sangue sull’impronta di Sempio, secondo Garofano
Quanto alla possibile presenza di sangue, l’ex comandante spiega che la colorazione più intensa dell’impronta in alcuni punti non è dovuta alla reazione della ninidrina con l’emoglobina, bensì con gli amminoacidi. Da qui, la spiegazione per cui ritiene che non vi sia presenza di materiale organico riconducibile al sangue.
«Le nuove tecnologie? Photoshop, ma esisteva già»
Nel colloquio con gli avvocati di Sempio, Garofano ha ribadito che la famosa impronta 33, ovvero quella di una porzione del palmo di una mano presente sul muro appena sopra il corpo della vittima, era già stata analizzata ai tempi delle prime indagini, ma venne considerata inutile. La Procura di Pavia oggi ritiene che le nuove tecnologie potrebbero portare a un’identificazione che 18 anni fa non sarebbe stata possibile. Ma per Garofano non si tratterebbe nient’altro che di «un utilizzo di Photoshop, che esisteva già ai tempi».
Le analisi del Dna del 2007 «senza esito»
Sempre secondo l’ex comandante e consulente di parte, nel 2007 furono svolte anche le analisi su Dna, ma «non avevano dato alcun esito». Tutto questo, però, resta solo la versione dell’ex comandante che ha sempre difeso la qualità del lavoro fatto all’epoca, rispetto alla «scarsa qualità» che vede in queste indagini. Errori delle prime indagini che sono poi stati accertati dalle stesse autorità inquirenti. Nel frattempo, i legali di Sempio attendono che la procura fornisca loro tutti i documenti che hanno a disposizione e il materiale usato nella consulenza per poter lavorare a una relazione di parte.