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Il suo numero finisce su un sito di incontri, prof tempestata di messaggi molesti: a processo la nuova compagna dell’ex marito

04 Giugno 2025 - 23:58 Cecilia Dardana
tribunale padre risarcimento figlia affetto cure
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L’imputata ha negato le accuse in aula: «Anche io sono stata presa di mira». Tra le vittime anche un prete di Faenza

Si è ritrovata inserita a sua insaputa in un sito di incontri, con il proprio numero di cellulare diffuso pubblicamente. In breve tempo, sono stati resi noti anche il numero fisso e persino i contatti telefonici dei suoi figli, dando il via a un’ondata di telefonate moleste e messaggi dal contenuto esplicitamente osceno, spesso accompagnati da immagini intime inviate da sconosciuti. Vittima di questa storia è un’insegnante ultracinquantenne di Faenza, che – assistita dall’avvocato Luca De Tollis e ora costituitasi parte civile – ha sporto denuncia contro ignoti. Insieme a lei, a finire dentro questa torbida vicenda anche un prete.

Sul sito di incontri anche un prete

Gli episodi risalgono al periodo a cavallo tra 2020 e 2021, quando una donna di circa 30 anni di Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena, ora sotto processo con l’accusa di sostituzione di persona e stalking, ha messo su un sito di incontri il numero di una insegnante di Faenza. In men che non si dica, gli approcci a pioggia avevano contagiato pure la linea fissa di casa e le utenze dei figli. Ma in questa vicenda ci è finito anche un prete di una chiesa di Faenza: da una falsa mail costruita con il suo nome, era stato inviato questo messaggio: «Ciao, mi chiamo (…) e mi piacerebbe incontrare un uomo affascinante, premuroso e sincero per costruire insieme un futuro. Scrivi se ti va di conoscermi, a presto (…)».

La scoperta dei carabinieri

Dalla denuncia contro ignoti, i carabinieri coordinati dall’allora pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, erano giunti al nome dell’odierna imputata: una donna di Bertinoro, nuova compagna dell’ex marito dell’insegnante faentina, difesa dall’avvocato Rossella Ceccarini e accusata di «sostituzione di persona continuata» e «stalking». Davanti al giudice l’imputata non solo ha negato di avere inserito i recapiti dell’altra donna o del don sul sito di incontri, ma ha anche sostenuto di essere stata a sua volta bersagliata da anonimi per incontri hot, al riguardo fornendo anche un paio di nomi. La donna il 26 aprile del 2021 era stata perquisita dai carabinieri alla ricerca di materiale probatorio sui suoi due cellulari.

Le parole dell’imputata

«Conosco il sito – ha precisato la donna in aula – perché mi erano arrivati messaggi. Cambiai numero di telefono: mi arrivarono su quello nuovo». Tanto che «lo dissi quando feci denuncia di stalking», presumibilmente contro uno dei molestatori: «Vinsi il processo». In quanto a Telegram, «lo scaricai due volte: mi bombardavano con messaggi e cancellavo l’applicazione». L’imputata ha parlato anche del sequestro dei cellulari, determinando un richiamo netto del giudice sulla via della trasmissione atti alla procura: «O è falso o è calunnia». Perché secondo l’imputata, andò così: «Ho dato i telefoni sbloccati in mano al tecnico. Poi hanno pastrocchiato e hanno tentato di aprirlo con il mio riconoscimento facciale ma non ci sono riusciti». Nonostante la contestazione sul punto del vice procuratore onorario, secondo cui «in sede di perquisizione lei non diede il codice», l’imputata ha confermato la sua versione: a suo parere nel verbale venne scritto altro, tanto che lei non lo firmò: «C’era pure il pm. E io diedi il codice pin di sblocco sim». Prossima udienza a fine ottobre.

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