Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpElon MuskFemminicidiGaza
SCUOLA E UNIVERSITÀBambiniScuolaTrevisoVeneto

Il terrore per la scuola, il vomito e lo psicologo a 11 anni. La rabbia della mamma del bimbo di Treviso: «La scuola ci disse: “Punizioni? Per stimolarlo”»

09 Giugno 2025 - 22:18 Ugo Milano
scuola bambino treviso
scuola bambino treviso
I genitori che accusano la maestra nel Trevigiano di aver bersagliato di proposito il loro figlio con continui rimproveri. E smentiscono la versione della scuola: «Nessun dialogo continuo, abbiamo chiesto aiuto anche ai carabinieri»

Minacciato di essere escluso dalla gita e dalla recita di fine anno, costretto a rimanere seduto durante i minuti della ricreazione, bacchettato con ripetute note scritte. Infine umiliato di fronte a tutta la scuola elementare quando, per dure ore consecutive e durante una lezione, è stato fatto rimanere in piedi fuori dall’aula appoggiato al muro. Sarebbero solo alcuni degli episodi che un undicenne del Trevigiano avrebbe dovuto sopportare per settimane. Sviluppando nel frattempo una violenta reazione psicosomatica con «episodi ricorrenti di vomito, diarrea e mal di stomaco» che hanno portato la pediatra di famiglia a suggerire un percorso psicoterapeutico. È questa la situazione descritta dalla madre del bambino coinvolto nel caso che negli ultimi giorni ha scatenato aspre polemiche intorno a un istituto paritario veneto. Anche perché, stando al racconto dei genitori, la versione fornita ai media dalla scuola non sarebbe vera.

I primi contatti con la scuola e il terrore del bambino

La prima segnalazione, spiega la madre del bambino, risale al 12 maggio. Non alla scuola, ma alla stazione dei carabinieri di Castelfranco Veneto: «Ho chiesto un consiglio sul percorso più idoneo per far sì che mio figlio potesse tornare in classe senza timori». Il giorno dopo entrambi i genitori avrebbero contattato via e-mail la scuola – anche nella sua sede centrale di Roma – spiegando come il figlio «intelligente e vivace» fosse «terrorizzato e scosso dall’andare a scuola» e sottolineando i comportamenti vessatori della docente. Non solo ripetute note, ma anche minacce di escluderlo dalla gita scolastica per errori banali come «scrivere le iniziali delle città in minuscolo anziché in maiuscolo». Una «reiterata mortificazione» che però la scuola, rispondendo al messaggio di posta elettronica schierandosi con la docente, avrebbe minimizzato descrivendo le «azioni correttive» come necessarie per «stimolare, e non svalutare, il bambino».

Il comportamento della maestra «improvvisamente cambiato»

Il primo contatto con la scuola, puntualizza quindi la madre, risale a meno di un mese fa. I dialoghi tra l’istituto e la famiglia dunque non possono andare avanti «da oltre due mesi», come invece i dirigenti scolastici avevano fatto filtrare. Dopo i colloqui, spiegano ancora i genitori, l’atteggiamento della maestra è «improvvisamente cambiato». L’alunno non è più stato costretto a rimanere seduto durante la ricreazione «senza poter socializzare o interagire con i compagni» ed è stato riammesso alla recita di fine anno di quinta elementare. La denuncia di quanto accaduto agli organi di stampa, concludono, è «per difendere altri bambini che potrebbero vivere situazioni analoghe di disagio e malessere».

leggi anche