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Il fiscal drag erode il taglio del cuneo fiscale. L’Upb svela l’effetto boomerang dell’ultima legge di bilancio

11 Giugno 2025 - 12:31 Alba Romano
fiscal drag giorgetti meloni
fiscal drag giorgetti meloni
Il rapporto dell'Ufficio parlamentare di bilancio: «Aumenta il drenaggio fiscale. Per nuove misure in manovra serviranno più tasse o tagli alla spesa pubblica»

La legge di bilancio 2025 del governo Meloni avrebbe dovuto alleggerire il peso delle tasse, rendendo strutturale il taglio al cuneo fiscale e trasformandolo in una serie di detrazioni per i lavoratori dipendenti. Peccato che questa mossa abbia finito per portare all’esatto opposto, ossia un aumento dei contributi da versare al Fisco. È quanto afferma il Rapporto annuale sulla politica di bilancio, redatto dall’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio. «Con la progressività – si legge nel documento – è aumentato anche l’effetto di drenaggio fiscale», ossia l’effetto per cui gli aumenti salariali finiscono per spingere i contribuenti verso aliquote più alte.

Aumentano le tasse per i lavoratori dipendenti

Nella simulazione condotta dall’Upb, a parità di inflazione e in confronto al 2022, i lavoratori dipendenti hanno pagato il 13% in più di tasse. In termini assoluti, si tratta di 370 milioni di euro. «In un contesto in cui la dinamica retributiva è già risultata insufficiente a compensare l’inflazione – osserva l’Ufficio parlamentare di bilancio -, l’intensificazione del prelievo fiscale derivante dall’interazione tra quest’ultima e la progressività dell’imposta rischia di erodere in misura considerevole gli incrementi nominali delle retribuzioni, con potenziali ricadute negative sui consumi e sulla domanda interna».

Cos’è il fiscal drag

Dietro l’aumento delle tasse sui redditi dei lavori dipendenti c’è un cortocircuito noto come fiscal drag, ossia il drenaggio fiscale. In pratica, quando gli stipendi aumentano (ad esempio per via dell’inflazione) si finisce per pagare più tasse, anche se il potere d’acquisto in realtà non cresce. Questo avviene perché l’Irpef è un’imposta progressiva, il che significa che man mano che il reddito aumenta, si passa a scaglioni con aliquote più elevate. Se i redditi salgono ma gli scaglioni Irpef restano invariati, il lavoratore si ritrova a pagare più tasse. Il fiscal drag non è un’invenzione recente. C’è sempre stato e continuerà a esserci. Ma «la recente riforma fiscale – scrive l’Upb – ha reso il sistema più progressivo e più esposto al drenaggio fiscale, amplificando l’impatto di eventuali pressioni inflazionistiche».

«Per nuove misure in manovra serviranno più tasse o tagli»

Al di là dell’effetto sui redditi dei lavoratori dipendenti, il rapporto dell’Upb analizza l’ultima legge di bilancio approvata dal governo Meloni. Nell’autunno scorso, scrive l’Ufficio parlamentare, «veniva impostata una manovra che utilizzava quasi integralmente gli spazi di bilancio disponibili». E ora, «a meno di miglioramenti della dinamica della spesa netta rispetto a quanto inizialmente previsto, eventuali nuovi interventi dovranno, quindi, trovare copertura attraverso aumenti di entrate o riduzioni di spese strutturali». Detta in parole più semplici, per inserire eventuali nuove misure in manovra – ad esempio l’ulteriore spesa in materia di Difesa – il governo sarà obbligato ad alzare le tasse o a tagliare delle spese.

Cavallari: «Azione decisa sull’evasione fiscale»

Presentando la relazione annuale, la presidente dell’Upb Lilia Cavallari ha chiarito che «la tenuta dei conti pubblici e la sostenibilità sociale del prelievo richiedono un’azione decisa per la riduzione dell’evasione fiscale». Cavallari riconosce che «risultati significativi sono stati raggiunti negli ultimi anni, soprattutto in ambito Iva attraverso strumenti volti a limitare ex ante le possibilità di evasione». Allo stesso tempo, aggiunge la presidente dell’Upb, «il livello stimato di evasione resta fra i più elevati in Europa» e «va rafforzata la capacità di riscossione».

Foto copertina: ANSA/Riccardo Antimiani | La premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, 19 marzo 2025

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