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Liste d’attesa infinite: «Quattro milioni di italiani rinunciano a visite o esami». E a un anno dal dl mancano ancora 3 decreti attuativi

11 Giugno 2025 - 11:58 Cecilia Dardana
sanità-medico-medici-ospedale
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Curarsi è diventato un lusso. Secondo l'analisi della Fondazione Gimbe il 7% della popolazione rinuncia alle cure per le lunghe liste d'attesa

Il nodo liste d’attesa torna sotto la luce di riflettori, dopo che la Fondazione Gimbe ha pubblicato un’analisi indipendente sullo status di attuazione della norma. Ebbene, gli italiani che rinunciano alle prestazioni sanitarie a causa dei lunghi tempi di attesa sono ben 4 milioni. Il 7% della popolazione. L’obiettivo dell’indagine della Fondazione Gimbe, spiega il suo presidente Nino Cartabellotta, è quello «di informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico e di ridurre le aspettative irrealistiche dei cittadini, sempre più intrappolati nella rete delle liste di attesa. Tracciando un confine netto tra realtà e propaganda». Ma, denuncia ancora la Fondazione Gimbe, ancor più grave è il fatto che, a un anno dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge sulle liste d’attesa, tre dei sei decreti attuativi non sono stati ancora pubblicati. Di questi tre provvedimenti, uno è scaduto da oltre nove mesi e due non hanno una scadenza definita.

La situazione in Italia

La quota di popolazione che dichiara di aver rinunciato alle prestazioni sanitarie per le liste d’attesa troppo lunghe è passata dal 4,2% del 2022, cioè 2,5 milioni di persone, al 4,5% del 2023, vale a dire 2,7 milioni. Nel 2024 il numero dei rinunciatari è schizzato al 6,8%, cioè 4 milioni. Anche le difficoltà economiche continuano a pesare: la percentuale di chi rinuncia per questo motivo è aumentata dal 3,2% del 2022 (1,9 milioni di persone) al 4,2% del 2023 (2,5 milioni), fino al 5,3% del 2024 (3,1 milioni). «Se tra il 2022 e il 2023 l’aumento della rinuncia alle prestazioni era dovuto soprattutto a motivazioni economiche – spiega il presidente della Fondazione Gimbe – tra il 2023 e il 2024 l’impennata è stata trainata in larga misura dalle lunghe liste di attesa».

Le rinunce legate ai lunghi tempi di attesa

E i dati lo confermano: le rinunce legate ai tempi d’attesa sono cresciute del 7,1% tra il 2022 e il 2023, e del 51% tra il 2023 e il 2024; quelle per ragioni economiche, invece, sono aumentate del 31,2% tra 2022 e 2023 e del 26,1% tra 2023 e 2024. «Negli ultimi due anni – commenta Cartabellotta – il fenomeno della rinuncia alle prestazioni non solo è cresciuto, ma coinvolge l’intero Paese, incluse le fasce di popolazione che prima della pandemia si trovavano in una posizione di “vantaggio relativo”, come i residenti al Nord e le persone con un livello di istruzione più elevato. Il vero problema – osserva – non è più, o almeno non è soltanto, il portafoglio dei cittadini, ma la capacità del Sistema sanitario nazionale di garantire le prestazioni in tempi compatibili con i bisogni di salute».

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