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Morta dopo liposuzione, il medico José Lizarraga Picciotti era già a processo a Brescia: «Cicatrici irreparabili, anestesia con la grappa»

12 Giugno 2025 - 14:28 Ugo Milano
morta liposuzione jose lizarraga picciotti lesioni
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La sentenza è attesa per il prossimo 26 settembre. La paziente ha raccontato di essere stata operata per due volte in due appartamenti. Le ferite sarebbero state causate da «carenze mediche evidenti»

Un appartamento a Roma e uno a Desenzano del Garda, entrambi adibiti a studio medico privato di cui José Lizarraga Picciotti, il medico 65enne indagato per l’omicidio colposo di Ana Sergia Alcivar Chenche, si diceva «direttore sanitario». Nessun anestesista, soprattutto quando era fuori dalla Capitale, perché a servire da sedativo bastava una bottiglia di grappa. Una lunga striscia di denunce – e condanne – per lesioni gravi e gravissime, tutti riferiti a interventi di liposuzione. Un’operazione di chirurgia estetica che per lui – così sosteneva – «erano ordinaria amministrazione» e durante la quale, lo scorso sabato 8 giugno, la 46enne ecuadoriana è stata colta da un malore fatale. A prendere in mano gli strumenti per operare sulla donna era stato ancora Lizarraga Picciotti, ancora in attesa della sentenza di un processo aperto a Brescia nel 2019.

La denuncia della paziente: «Mi ha operato due volte, danni irreparabili»

È Il Giornale di Brescia a raccontare dell’ennesimo caso di lesioni a carico del 65enne peruviano. Secondo il quotidiano, a far partire l’inchiesta era stata una denuncia di una paziente durante un’intervista alla tv locale Teletutto. La paziente aveva raccontato di essersi sottoposta a due interventi di liposuzione: uno il 13 aprile 2019 a Roma, l’altro il 19 maggio a Desenzano del Garda per riparare ai danni lasciati la prima volta. Inutile specificare che «il medico mi aveva promesso che avrebbe sistemato tutto, Invece ha peggiorato la situazione». I periti medici legali hanno riscontrato sul corpo della donna «lesioni gravi causate da evidenti carenze mediche», in particolare sull’addome e intorno all’ombelico.

La grappa come anestesia e le operazioni senza camice

Secondo gli inquirenti, entrambe le operazioni si svolsero in «pseudo-cliniche» in un ambiente non idoneo. Non sarebbero stati presenti né personale sanitario qualificato né anestesisti. Addirittura, a Desenzano, il medico 65enne si sarebbe presentato in t-shirt senza camice e con una bottiglia di grappa da usare come sedativo. Il video del secondo intervento, registrato da un’amica della paziente, è finito agli atti dell’inchiesta, la cui sentenza sarà pronunciata il prossimo 26 settembre.

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