Ultime notizie Donald TrumpGazaSicurezza sul lavoroUcraina
ATTUALITÀArrestiGreciaInchiesteLazioOmicidiRomaTvVilla Pamphili

La chiamata a «Chi l’ha visto?», la mensa per i poveri e la fuga in Grecia: così è stato rintracciato Rexal Ford, il presunto assassino di Villa Pamphili

13 Giugno 2025 - 18:43 Alba Romano
villa-pamphili-arresto-killer
villa-pamphili-arresto-killer
L'americano avrebbe ammesso agli agenti italiani di essere il padre della neonata morta, prima di far perdere le sue tracce. Gli inquirenti, con l'aiuto dell'Fbi, lo hanno rintracciato grazie al suo cellulare

Si chiama Rexal Ford, ha 46 anni ed è un cittadino americano con precedenti penali negli Stati Uniti. È lui il principale sospettato del duplice omicidio avvenuto il 7 giugno nel parco di Villa Pamphili, a Roma. L’uomo è stato arrestato nella mattinata di oggi – venerdì 13 giugno – sull’isola greca di Skiathos, nel Mar Egeo, dove si era rifugiato pochi giorni dopo i fatti, confondendosi tra i turisti. Il corpo della neonata, percossa e soffocata, era stato trovato a qualche decina di metri da quello della madre, le cui cause di morte rimangono ignote. Il sospetto, però, è che «si tratti di duplice omicidio». Mistero ancora non risolto, nonostante le notizie delle ultime ore, anche l’identità della giovane ragazza americana.

La lite furibonda con «la donna tatuata» e l’ammissione agli agenti

Gli inquirenti hanno da subito seguito la pista dell’omicidio anche grazie a una segnalazione arrivata alla redazione della trasmissione Chi l’ha visto?. Un telespettatore ha raccontato di aver assistito, la sera del 20 maggio, a una lite violenta in zona Campo de’ Fiori tra un uomo e una donna, alla presenza di una bimba di pochi mesi. Secondo il testimone, l’uomo aveva picchiato la donna ed era intervenuta una pattuglia delle forze dell’ordine che aveva identificato entrambi. Qualche giorno più tardi, l’uomo era stato immortalato dalle telecamere della vigilanza con la bimba in braccio e vestita della tutina rosa, poi recuperata dagli investigatori nell’immondizia. Dopo la morte della neonata, le tracce dell’uomo si erano perse. Secondo Repubblica, la polizia romana lo aveva fermato per un controllo qualche giorno prima della fuga in Grecia. Agli agenti lui avrebbe candidamente ammesso: «Sono il padre della neonata».

La tenda della Caritas e la trappola dello smartphone

La fuga dall’Italia si è materializzata mercoledì 11 giugno, quattro giorni dopo il ritrovamento dei cadaveri e almeno una settimana dopo la morte – anche questa secondo la procura per omicidio – della madre della bimba. Un biglietto aereo da Leonardo da Vinci di Fiumicino in direzione Skiathos comprato con una carta di credito. A tradire il 46enne, indagato al momento per omicidio volontario e soppressione di cadavere solo in relazione alla morte della neonata, il suo cellulare. Rexal Ford lo aveva portato con sé e aveva continuato a usarlo, agganciandosi così a una cella telefonica greca e permettendo alle forze dell’ordine di localizzarlo con precisione e fermarlo. Gli inquirenti erano risaliti al numero di cellulare a partire da un documento d’identità che l’uomo aveva dovuto lasciare a un’ente della caritas romana per poter accedere alla mensa per i poveri e per affittare la tenda, poi trovata a Villa Pamphili. Prima delle manette, ha spiegato il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, le forze italiane avrebbero lavorato in strettissimo contatto con quelle greche e con l’Fbi americana: «Ha dato un contributo fondamentale»


leggi anche