La Cassazione e le molestie di 30 secondi: «Sono comunque violenze»


La Cassazione ribalta la sentenza sui 30 secondi. E fa celebrare un nuovo processo per violenza sessuale nei confronti dell’ex sindacalista della Cisl Raffaele Meola. L’addetto all’aeroporto di Malpensa è accusato di abusi nei confronti della hostess Barbara D’Astolto. È stato assolto in primo e secondo grado. Perché secondo i giudici la vittima difesa dall’avvocata Teresa Manente di “Differenza donna” «in 30 secondi» — tanto era durata l’aggressione — avrebbe potuto opporsi a quelle molestie.
30 secondi di molestie
Secondo il Palazzaccio le motivazioni delle due sentenze vanno annullate. Perché «il ritardo nella reazione della vittima nella manifestazione del dissenso, è irrilevante per la configurazione della violenza sessuale». Su questo punto, dicono i precedenti, la giurisprudenza è netta. Perché la sorpresa di fronte all’abuso «può essere tale da superare la contraria volontà, ponendo chi subisce nella impossibilità di difendersi». Nella sentenza di Busto Arsizio che risale al 2022 D’Astolto ha reagito a Meola e questo secondo i giudici faceva si che non si configurasse il reato. La terza sezione penale guidata da Giulio Sarno ha annullato e rinviato in appello. Criticando entrambe le sentenze.
Le sentenze
Quei giudici, pur non avendo dubitato dell’aggressione, «hanno ritenuto che la breve durata del contatto escludesse l’insidiosità del gesto». D’Astolto «era rimasta del tutto disorientata e sguarnita rispetto ai comportamenti dell’uomo». «Finalmente la Cassazione si mette nei panni della vittima e non dell’aggressore. In un paese con un così alto tasso di violenza di genere, le vittime non possono più essere colpevolizzate. È tempo che le responsabilità delle violenze se le assumano gli aggressori e non gli aggrediti», commenta l’ex hostess.