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Missili iraniani su Tel Aviv, Israele accusa: «Usata una bomba a grappolo». Teheran minaccia la chiusura dello Stretto di Hormuz

19 Giugno 2025 - 16:01 Alba Romano
iran-israele-giov-19-giugno
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L'Iran attacca Israele e colpisce l'ospedale Soroka di Beer Sheva, almeno 60 feriti. L'Idf bombarda il sito nucleare di Arak, ma per il New York Times è già allarme: «Tel Aviv sta razionando i missili»

L’Iran con il mirino puntato su Donald Trump e su Tel Aviv, Israele sull’Ayatollah Ali Khamenei: in Medio Oriente per ora la descalation è un miraggio. La più grande città dello Stato ebraico è bersaglio di missili senza soluzione di continuità e i detriti si accumulano: all’alba l’ospedale di Beer Sheva, poi un alto grattacielo residenziale nei sobborghi di Tel Aviv, a Ramat Gan, colpito e ridotto a scheletro. Anche i bombardamenti su Teheran e in località strategiche non si interrompono, dopo che alle prime ore di giovedì 19 giugno l’Idf ha colpito il reattore ad acqua pesante di Arak. Intanto il premier Benjamin Netanyahu ha confermato: «Impedire l’esistenza di Khamenei è parte degli obiettivi dell’operazione». Secondo il New York Times, però, l’Idf sarebbe già a corto di missili intercettori e li starebbero razionando.

L’Iran minaccia la chiusura dello Stretto di Hormuz

L’Iran sta prendendo in considerazione la chiusura dello Stretto di Hormuz come rappresaglia per l’attacco a Teheran. Lo conferma un membro del Comitato per la sicurezza nazionale del Parlamento citato dalla Tass: «La possibile chiusura dello Stretto è una delle opzioni attualmente sul tavolo». «I nemici della Repubblica Islamica dell’Iran – ha ammonito il membro del Parlamento – devono essere consapevoli che se minacciano la nostra madre patria e il nostro popolo subiranno di certo una risposta devastante, Le decisioni sulle rappresaglie saranno prese di volta in volta». Dallo Stretto di Hormuz passa circa il 30% del petrolio globale.

Khamenei: «Coinvolgimento Usa mostra debolezza dei sionisti»

«Il fatto stesso che gli americani, amici del regime sionista, siano entrati in scena e stiano dicendo queste cose è un segno della debolezza e dell’incapacità di quel regime». Lo ha affermato la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei. «Vorrei dire alla nostra cara nazione che se il nemico percepisce che lo temete, non vi lascerà andare. Continuate a comportarvi come avete fatto finora, continuate a comportarvi con forza», ha aggiunto il leader iraniano in un messaggio su X. 

Netanyahu: «Eliminare Khamenei? Tutte le opzioni aperte»

«Tutte le opzioni sono aperte, è meglio non parlarne sui media». Così il premier israeliano Netanyahu, in visita all’ospedale Soroka colpito questa mattina da missili iraniani, ha risposto alla domanda se pensa che sia il momento per eliminare la Guida suprema iraniana Ali Khamenei. Riguardo alla partecipazione degli Stati Uniti agli attacchi in Iran, il primo ministro ha affermato che «dipende da Trump, lui conosce il gioco». Sul rovesciamento del regime degli ayatollah, Netanyahu ha affermato che «2.500 anni fa Ciro liberò il popolo ebraico, ora il popolo ebraico sta aiutando il popolo persiano a liberarsi».

L’accusa dell’Idf: «Usata una bomba a grappolo»

Il comando del fronte interno ha annunciato ufficialmente che uno dei missili iraniani caduti questa mattina in Israele era «un missile in grado di disperdere piccole munizioni che si propagano su un’area relativamente ampia”, la cosiddetta bomba a grappolo. E ha avvertito: «Alcune delle munizioni potrebbero rimanere a terra e non esplodere. Non toccate gli oggetti caduti o sospetti: chiamate immediatamente i soccorsi». 

Le minacce incrociate di Teheran e Tel Aviv

Teheran non ha intenzione di rallentare, almeno finché gli Stati Uniti minacciano di entrare nel conflitto attivamente e bombardare i siti nucleari della Repubblica islamica. Per bocca del viceministro degli Esteri Kazem Gharibabadi, l’Iran ha ribadito la sua rigida posizione per tentare di frenare Trump: «Consigliamo agli Usa di restarne fuori. Altrimenti non avremo alternativa se non usare tutti i nostri mezzi per impartire una lezione agli aggressori, nessuna opzione è esclusa». Una postura che, re-interpretata dall’ex presidente Ebrahim Raisi, si è trasformata in minaccia personale contro il presidente americano: «Trump è atteso dalla vendetta della nazione iraniana. Una morte umiliante lo aspetta se attacca e sarà sicuramente abbattuto dalla mano del mondo oppresso». Parole speculari, dirette all’Ayatollah, sono arrivate da Katz: «Khamenei un Hitler moderno, una persona dall’ideologia dello sterminio d’Israele che ha svuotato tutte le risorse del suo Paese per questo orribile obiettivo. Una persona simile non deve esistere».

Il raid sull’ospedale e le minacce di Katz: «Khamenei codardo dittatore»

A finire nel mirino di uno dei 30 missili lanciati dai Pasdaran, nella notte tra mercoledì 18 e giovedì 19 giugno, è stato il grande ospedale Soroka di Beer Sheva, che la Repubblica islamica nei comunicati ufficiali ha definito «struttura militare». Vetri rotti e fumo nero sono una costante nelle prime immagini diffuse online, i soccorsi israeliani parlano di almeno 60 feriti di cui 6 in gravi condizioni. Durissimo l’attacco del ministro della Difesa, Israel Katz, che ha definito l’Ayatollah Ali Khamenei «un codardo dittatore che si nasconde nelle profondità del bunker fortificato e spara colpi contro ospedali ed edifici residenziali in Israele». Il ministro dell’Istruzione, Yoav Kish, ha pubblicato sui social la presunta foto di un cortile d’asilo colpito da un altro proiettile balistico: «Il sistema educativo tornerà all’apprendimento quando la situazione sarà sicura e lo consentirà», ha scritto.

Il missile sull’ospedale «usato come struttura militare», Tel Aviv: «Khamenei pagherà»

«Abbiamo colpito il sito di Soroka, che veniva usato segretamente come struttura militare per incontri di alto livello dei leader dell’occupazione. Sotto di esso erano immagazzinate grandi quantità di armi», questa la dichiarazione ufficiale del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche. Una dichiarazione ufficiale che fuga ogni dubbio, dopo che inizialmente fonti interne all’Iran e riprese da Al Jazeera avevano descritto come obiettivo del missile balistico «i quartier generali dell’esercito e dell’intelligence israeliana, situati al Gav-Yam Technology Park», poco distante dall’ospedale di Beer Sheva. Secondo quanto riporta il Guardian, l’ospedale – con oltre mille posti letto e che è punto di riferimento per oltre un milione di persone – è stato completamente chiuso ed evacuato per il rischio concreto di crolli, eccetto per i malati e i feriti in pericolo di vita. «Un crimine di guerra della più grave specie», ha sentenziato il ministro della Difesa israeliano. «E Khamenei sarà ritenuto responsabile per i suoi crimini».

L’attacco israeliano sul reattore di Arak e la paura del plutonio per il nucleare

In tutta risposta, secondo quanto ha scritto il ministro Katz sui social media, Tel Aviv avrebbe già dato l’ordine all’Idf di «attaccare l’Iran con ancora maggiore intensità» puntando il mirino su «obiettivi strategici e governativi a Teheran per eliminare le minacce e destabilizzare il regime degli Ayatollah». Una ulteriore escalation dopo che, come preannunciato dalla richiesta di evacuazione, l’aviazione israeliana ha colpito il reattore ad acqua pesante di Arak. L’acqua pesante è uno degli ingredienti fondamentali per raffreddare i reattori nucleari e, al contempo, permette la produzione di plutonio ad alto rendimento, una validissima alternativa all’uranio arricchito nella costruzione di armi atomiche. Nel 2015, come scrive il Guardian, Teheran aveva promesso di riprogettare l’intero impianto per farlo diventare a basso potenziale di produzione di plutonio. In realtà aveva semplicemente spento il reattore, oggi colpito, lasciandosi aperta la possibilità di riattivarlo in futuro. Nella notte sono stati colpiti, secondo l’Idf, anche siti di stoccaggio missilistico, radar e batterie di difesa aerea.

Militari dell’Idf nella sede di Qatar Al Jazeera

Intanto, stando alle comunicazioni ufficiali dell’esercito, i militari dell’Idf hanno fatto irruzione in un complesso di agenzie di stampa straniere in Israele. Da qui trasmetteva l’emittente Qatar Al Jazeera, che nei giorni scorsi avrebbe violato il divieto imposto da Tel Aviv di rivelare la posizione esatta dei luoghi colpiti dai missili iraniani.

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