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Zampaglione torna sulla farsa dei sold out ai concerti: «Come buttare un ragazzino della Primavera in Champions League»

19 Giugno 2025 - 12:06 Gabriele Fazio
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«Io non ho voluto fare quel post in tono polemico ma con un po’ di ironia, ripensando al percorso di questi 25 anni. Mi sono chiesto se vanno cambiate le dinamiche», ha detto l'artista

«Io non ho voluto fare quel post in tono polemico ma con un po’ di ironia, ripensando al percorso di questi 25 anni. Mi sono chiesto se vanno cambiate le dinamiche. Ma l’analisi di quello che accade la dovrebbero fare i media e mi aspetto che ci siano riflessioni da parte di altri». Dopo essersi sbilanciato sui social, Federico Zampaglione torna sulla questione sold out, al momento particolarmente calda. Parlando con la stampa durante la promozione dei 25 anni del disco La descrizione di un attimo, quello che mandò in orbita il progetto Tiromancino, il cantautore dice ai microfoni de Il Mangiadischi su RaiRadio 1: «La musica è un mestiere, e come tutti i mestieri bisogna fare le cose step by step. Se prendi un ragazzo che gioca a calcio nella squadra primavera e lo metti in Champions League, dove serve esperienza, alla fine gli fai un danno, anche se quel ragazzo è talentuoso». Su Adnkronos, l’artista romano ha, inoltre, ribadito: «Queste cose sono sempre esistite e ora sono amplificate dall’era che stiamo vivendo in cui ogni cosa deve essere spettacolare, e deve avvenire tutto e subito».

Selvaggia Lucarelli spiega cosa c’è dietro i live degli artisti

Lo scenario descritto dalla giornalista Selvaggia Lucarelli riguardo il meccanismo dei live, compresi i sold out dopati nelle vene più nobili e larghe, per molti non è una novità, ma unendo i puntini risulta perlomeno sconfortante. Da un lato le discografiche che devono tenere in piedi un’immagine vincente dell’artista, così non dicono mai no, anche quando l’artista si sopravvaluta studiando live in luoghi che non ha la possibilità, specie nel nuovo mercato fluido della musica, di riempire. Così la palla passa ai promoter che, sempre secondo quanto scrive Lucarelli, avrebbero sviluppato una prassi secondo la quale non possono mai perdere denaro e a rimetterci, semmai, è l’artista stesso. Una prassi che applicata sui giovani, che non riscuotono gli incassi di una volta, quelli relativi alla vendita del supporto fisico, così rispetto all’attività dal vivo non hanno le spalle coperte da altre entrate, rischia di essere artisticamente e psicologicamente devastante. Non sappiamo se tante delle crisi che abbiamo notato affiorare negli ultimi anni in giovani artisti di successo (perlomeno mediatico) siano da attribuire a certe dinamiche, ma è chiaro che la situazione, anche per volti insospettabili, in quanto nomi riconosciuti nel settore, sia assai complessa.

I cantanti tenuti sotto scacco dai promoter

Ecco cosa scrive la giornalista nella sua newsletter Vale tutto: «L’artista che prende un milione di anticipo è obbligato a generare incassi per quasi un milione e mezzo per ‘andare a pari’. A volte questi contratti prevedono anche che se il tour registra una perdita, […] pure quella perdita venga suddivisa: 70 l’artista e 30 l’agenzia. Il cantante si troverebbe a dover coprire altri 700.000 euro. E finché non riesce a recuperare l’anticipo e a coprire le perdite, l’artista non può svincolarsi dal contratto, nemmeno se nel frattempo è scaduto. […] Quindi, in questo senso, l’agenzia di concerti non perde mai. Ma del resto, i patti sono chiari: ti do un milione di euro e ti faccio fare quello che vuoi tu. Vuoi fare gli stadi? Facciamo gli stadi. Vuoi fare Marte? Ti faccio suonare su Marte. Prima o poi rientrerò della mia percentuale, è garantito».

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