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Carabiniere ucciso, Camillo Giannattasio accusato di omicidio: «Ha sparato anche lui a Legrottaglie»

20 Giugno 2025 - 14:47 Ugo Milano
carabiniere ucciso camillo giannattasio
carabiniere ucciso camillo giannattasio
A sparare a Carlo Legrottaglie era stato Michele Mastropietro, morto nello scontro con la polizia durante la fuga. Ma secondo la procura, il 57enne avrebbe «condiviso la pistola»

Svolta nel caso del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, ucciso in un conflitto a fuoco con due rapinatori la mattina dello scorso 12 giugno a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi. Camillo Giannattasio, 57enne incensurato, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. Sull’uomo, di Carosino in provincia di Taranto, pendevano già le accuse di detenzione illegale di armi e munizioni e ricettazione. Secondo la procura di Brindisi, però, Giannattasio sarebbe «gravemente indiziato» di aver partecipato all’uccisione del carabiniere, in concorso con il 59enne Michele Mastropietro, morto in uno scambio di proiettili con le forze dell’ordine dopo un tentativo di fuga a piedi dei due rapinatori.

L’armeria illegale a casa di Giannattasio

«Una condotta dimostrativa» della «condivisione dell’utilizzo della pistola», da cui poi sono partiti i colpi che hanno tolto la vita al brigadiere capo 59enne: è questa la sicurezza che ha convinto gli inquirenti a richiedere dal gip di Brindisi la misura cautelare per Camillo Giannattasio. Sei giorni fa, il 57enne era stato sentito dal giudice delle indagini preliminari ma si era avvalso della facoltà di non rispondere. Nella sua abitazione e nel suo negozio di ferramenta, entrambi perquisiti, gli investigatori avevano rinvenuto 4 pistole semiautomatiche – alcune con matricola abrasa – due revolver, un fucile a canne mozze, numerose munizioni di vario calibro, silenziatori artigianali, targhe di veicoli, cappucci, passamontagna, guanti, diversi telefoni cellulari e strumenti per la manutenzione e modifica delle armi. Al vaglio degli inquirenti, per questo, ci sarebbe proprio questa «armeria illegale» che l’indagato aveva a sua disposizione.

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