Gran Bretagna, via libera dei Comuni alla legge sul suicidio assistito: come e quando sarà possibile


Svolta storica in Gran Bretagna: la Camera dei Comuni ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge che legalizza il suicidio assistito. Il provvedimento – denominato Terminally Ill Adults (End of Life) Bill – è stato approvato venerdì 20 giugno con 314 voti favorevoli e 291 contrari (23 voti di scarto), al termine di un acceso dibattito che ha visto profonde spaccature bipartisan, sia tra i partiti che nell’opinione pubblica. Ora il testo passa alla Camera dei Lord, dove si prevede un iter più agevole. Pur potendo subire ulteriori modifiche, è improbabile che i Lord – non eletti – blocchino una legge già approvata dai membri eletti della Camera dei Comuni. A dieci anni esatti dall’ultimo voto che aveva respinto un provvedimento simile, il Parlamento britannico segna così una svolta epocale, che avvicina il Paese ai modelli già adottati in Canada, Australia e in alcune aree degli Stati Uniti.
Cosa prevede la legge
Il disegno di legge riconosce il suicidio medicalmente assistito a persone adulte cui sono stati diagnosticati al massimo sei mesi di vita, a condizione che siano mentalmente lucidi. L’accesso al servizio sarà possibile solo dopo l’approvazione di due medici e di una commissione composta da uno psichiatra, un assistente sociale e un giurista esperto. Tuttavia, l’entrata in vigore concreta del provvedimento richiederà tempo: il governo e il servizio sanitario nazionale (Nhs) – scrive il Guardian – avranno fino a quattro anni per attuare la legge, anche se la promotrice Kim Leadbeater ha auspicato tempi più rapidi.
Le divisioni nel governo e nell’opinione pubblica
Il governo guidato da Keir Starmer ha adottato una posizione neutrale sul tema, concedendo ai deputati libertà di voto secondo coscienza. Una scelta coerente con le posizioni espresse in passato dallo stesso primo ministro, favorevole alla legalizzazione del suicidio assistito. Diversa, però, la posizione di alcuni membri chiave del governo: sia il ministro della Sanità che la ministra della Giustizia, entrambi laburisti, si sono detti contrari al provvedimento. Le critiche principali alla legge riguardano le presunte carenze sul piano delle tutele: secondo gli oppositori, infatti, non ci sarebbero sufficiente garanzie per evitare che persone fragili o vulnerabili possano sentirsi spinte a scegliere la morte per non pesare più sui propri famigliari o sul sistema sanitario. Alcuni passaggi del testo hanno sollevato perplessità anche tra chi inizialmente aveva sostenuto la proposta. Nonostante le riserve, i sondaggi – riportati anche da Reuters – indicano che la maggioranza dei britannici è favorevole a una normativa sull’assistenza alla morte. Il voto di venerdì assume quindi un valore altamente simbolico e segna un momento chiave nel dibattito sui diritti in Gran Bretagna.