Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpIranMaturità
ESTERIAppMaternitàSocial mediaTelegramTestamenti

Pavel Durov e i 100 figli tra cui spartire il patrimonio: «Molti nati da donazioni di sperma, ma per me valgono uguale»

pavel durov eredità cento figli Telegram
pavel durov eredità cento figli Telegram
Il fondatore di Telegram si racconta in un'intervista e svela come pensa di dividere la sua eredità

«Non faccio preferenze tra tutti i miei figli: ci sono quelli che ho concepito in modo naturale e quelli che sono nati dalle donazioni del mio sperma, ma sono tutti figli miei e hanno gli stessi diritti». Con queste parole, in una lunga intervista alla testata francese Le Point il fondatore di Telegram Pavel Durov ha parlato della propria vita privata e di come, all’età di 40 anni, possa vantare una prole di 100 eredi. L’imprenditore ha raccontato di aver fatto testamento da poco, anche perché, dice, il suo lavoro comprende molti rischi e il suo obiettivo è proteggere i propri figli e tutto ciò che ha creato. Da quando è stata fondata, nel 2013, l’imprenditore ha ricevuto molteplici proposte di acquisizione della piattaforma, ma non ha mai accettato. «Telegram non è un bene, ma un’idea, un progetto, per questo non è in vendita», ha spiegato al giornale francese.

I 100 figli di Pavel Durov

I media dicono che la mia fortuna si aggira intorno ai 15-20 miliardi di dollari – ha detto – ma questa è solo una stima teorica di quanto Telegram potrebbe valere. Le mie liquidità sono molto inferiori e non derivano da Telegram, ma dagli investimenti in bitcoin che ho fatto nel 2013». Una fortuna che, quando morirà, verrà spartita tra i suoi cento figli. «Sono il padre ufficiale di sei di loro, che ho avuto con tre donne diverse. Gli altri sono nati dalle mie donazioni anonime. La clinica, dove ho iniziato a donare il mio sperma 15 anni fa per aiutare un amico, mi ha comunicato che grazie al mio contributo sono stati concepiti più di cento bambini in 12 Paesi diversi». Non è chiaro come intende rintracciarli per riuscire a trasmettergli parte dell’eredità, ma una cosa è certa: nessuno di loro potrà avere accesso al patrimonio del padre prima dei prossimi 30 anni. «Voglio che crescano come persone comuni, che si costruiscano da soli, che imparino a fidarsi di loro stessi, che non dipendano da un conto in banca».

Le volontà del magnate russo esiliato

L’imprenditore, che al momento possiede il 100% delle quote di Telegram, ha già stabilito anche il futuro dell’applicazione che ha creato. «Se sparirò, una fondazione no-profit prenderà il controllo di Telegram. Il mio obiettivo è di assicurare la continuità della piattaforma», ha spiegato. Un progetto che nasce dopo l’esperienza alla guida di VKontakte, il Facebook russo. Quando nel 2013 si rifiutò di collaborare con il Cremlino per fornire al governo delle informazioni, l’unica opzione per Durov fu quella di vendere le proprie quote (per un guadagno totale di 200 milioni di dollari) e lasciare il Paese. Da allora, l’imprenditore ha fatto della “libertà a ogni costo” la propria, autocelebrata, filosofia di vita, oltre al valore fondante del progetto Telegram. Un principio che lo ha reso un personaggio controverso e che lui stesso ha difeso anche a costo di essere arrestato in Francia nell’agosto 2024, con l’accusa della sua responsabilità nei reati commessi attraverso Telegram, tra cui pornografia infantile, traffico di droga e transazioni fraudolente.

I commenti sugli altri big della tecnologia

«Whatsapp copia tutto ciò che facciamo con un ritardo di 5 anni, ma la cosa non mi infastidisce. – ha commentato l’imprenditore russo – Ho incontrato Mark Zuckerberg, lo rispetto come leader di affari, ma penso che con i mezzi che ha potrebbe dimostrare un po’ più di fantasia». In molti, invece, paragonano Durov a Elon Musk. Lui, interpellato su questo dal giornale francese, ha risposto: «Siamo molto diversi. Elon dirige diverse società, mentre io solo una. Elon può essere molto emotivo, mentre io cerco di pensare molto prima di agire. Ma questa può anche essere l’origine della sua forza». Per quanto riguarda invece Sam Altman, fondatore di ChatGPT, Durov si interroga su quanto possa durare il successo del collega. «Alcuni si chiedono se le sue abilità tecniche siano sufficienti, ora che il suo socio Ilya (Sutskever, ndr) e altri specialisti hanno lasciato OpenAI. Sarà interessante seguire l’evoluzione di ChatGPT e la sua abilità di restare in cima a un mercato sempre più competitivo».

L’infanzia e il presente di Pavel Durov

Originario di Pietroburgo, Durov è cresciuto in una famiglia di umili origini. Sua madre lavorava come interprete e come assistente legale in uno studio della città russa, mentre suo padre era un professore. Durante l’infanzia ha vissuto anche a Torino, dai 4 agli 8 anni. Il padre aveva una cattedra di filologia classica. Nonostante alcuni insegnanti lo facessero sentire un bambino diverso diverso, chiamandolo «il piccolo comunista», o «il ragazzino sovietico», Durov ha conservato un bel ricordo dei suoi anni italiani. «Ogni volta che sento qualcuno che parla italiano, mi emoziono», ha confessato. Oggi, a 40 anni, rivendica il suo completo disinteresse per la politica: «Sono apolitico, non ho mai votato, ma difendo instancabilmente la libertà». Eppure, a maggio 2025 su X, ha accusato il governo francese di essersi rivolto a Telegram per chiedere di silenziare i canali dei conservatori in Romania.

leggi anche