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Spiato col Gps in auto e licenziato dalla Coop, il caso del dipendente con la 104: «Non andava dalla madre malata». Ma un giudice gli dà ragione

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L'uomo era stato licenziato a luglio 2024, dopo che un'agenzia investigativa privata lo aveva pedinato per conto dell'azienda per cui lavorava. Perché il Tribunale del Lavoro di Venezia ha imposto il reintegro del lavoratore

Un licenziamento «ingiustificato» e un controllo «illegittimo»: così il Tribunale del lavoro di Venezia ha ribaltato la decisione della Coop Alleanza 3.0 che, nel luglio 2024, aveva licenziato un proprio dipendente accusandolo di abuso dei permessi concessi dalla legge 104. Una decisione presa anche grazie a un dispositivo Gps installato sull’auto del dipendente a sua insaputa. Con quello strumento, l’azienda lo avrebbe tenuto sotto controllo, verificando come utilizzasse il tempo in cui era esentato dal lavoro,m perché avrebbe dovuto dedicarsi alla madre malata. Una mossa che, secondo la giudice Margherita Bortolaso, ha violato il diritto alla riservatezza e si è rivelata giuridicamente inutilizzabile.

La vicenda

Il lavoratore, 46 anni, assunto nel 2009 presso la sede di Carpenedo (Mestre), aveva ottenuto i permessi previsti per assistere la madre in condizioni di salute precarie nell’aprile del 2024. Tuttavia, a meno di due mesi dalla richiesta, l’azienda ha commissionato a un’agenzia investigativa un’indagine con localizzazione satellitare, sospettando che in realtà il 46enne sfruttasse il tempo libero dal lavoro per fare altro. Sospetti che si sono rivelati fondati, visto che gli investigatori privati hanno scoperto che l’uomo in almeno tre casi era tornato a casa sua, quando era in permesso. Ma non da sua madre malata. Gli episodi sarebbero avvenuti tra maggio e giugno. Il 17 giugno l’azienda ha sospeso il dipendente, per procedere al licenziamento, nonostante il tentativo di riconciliazione dei sindacati.

Il lavori per la casa della madre

Ma la vicenda ha preso una piega diversa in tribunale. Difeso dall’avvocata Dominga Graziani Tota, l’uomo ha dimostrato che in quelle tre ore incriminate stava realizzando interventi per migliorare la sicurezza dell’abitazione della madre: una grata di ferro per prevenire furti nell’abitazione della donna e una struttura per proteggere la sedia a rotelle della sorella, affetta da sclerosi multipla. Un aiuto concreto, dunque, e perfettamente in linea con lo spirito della legge 104, secondo la giudice. Ma oltre che nel merito la decisione dell’azienda è stata giudicata ingiusta anche nella forma. Il giudice del Lavoro di Venezia, Margherita Bortolaso, ha infatti stabilito che è «censurabile» il licenziamento di un dipendente «affidabile e diligente, mai attinto da sanzioni disciplinari». La decisione del giudice rimarca che controlli aziendali non possono violare la dignità e la privacy dei dipendenti, specialmente in assenza di fondati sospetti: «In nessun caso può essere giustificato un annullamento di ogni forma di garanzia della dignità e della riservatezza del lavoratore», sancendo dunque che i controlli effettuati erano inutilizzabili in sede processuale.

Il reintegro

Il giudice ha stabilito che, oltre alla reintegrazione immediata del lavoratore e il pagamento di 7.000 euro di spese legali, la Coop dovrà riconoscere tutte le retribuzioni maturate dal giorno del licenziamento, il 3 luglio 2024, fino al giorno del reintegro.

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