Garlasco, tra i rifiuti di Chiara Poggi anche il Dna di Stasi. Il suo avvocato: «Dettagli interessanti: perché possono riscrivere la storia»


Le prime indiscrezioni sul Dna di Alberto Stasi sui reperti della spazzatura di via Pascoli a Garlasco «potrebbero aiutarci a riscrivere la storia» dell’omicidio di Chiara Poggi. A dirlo è il legale Antonio De Rensis, uno degli avvocati di Stasi, condannato in via definitiva per i fatti di Garlasco. Nel corso della trasmissione Zona Bianca, su Rete Quattro, De Rensis ha anticipato alcuni dettagli sui primi esiti del Dna, condotti nell’ambito del maxi-incidente probatorio aperto dalla procura di Pavia. L’avvocato di Stasi ha spiegato che «sulla cannuccia» del brick di tè freddo «potrebbe, dobbiamo usare il condizionale ancora, esserci traccia» del Dna di Stasi. Mentre «solo sulla pellicola del Fruttolo potrebbe esserci il Dna di Chiara, come anche sul piattino e sulla confezione dei cereali».
Il Dna sui reperti della spazzatura
Ma cosa significa questo nel concreto? Il legale premette che bisogna ancora usare «tutti i condizionali possibili e immaginabili» e avere molta cautela. Ma poi aggiunge che «relativamente alla spazzatura potrebbero esserci delle indicazioni che, lette nel modo giusto, sono interessanti». Questo perché i risultati smentirebbero, di fatto, le precedenti analisi svolte sui reperti della spazzatura. «Tutti coloro che hanno fatto analisi parascientifiche, e che dicevano che sulla spazzatura non c’era nulla, potrebbero aver detto cose inesatte e vuol dire anche che questo, come tutti gli altri accertamenti in corso come quelli sulle ‘para-adesive’ delle impronte, potrebbero aiutarci a riscrivere la storia di quella mattina», spiega ancora il legale di Stasi.
La prudenza dei legali di Poggi: «Ancora nessun match»
A invitare alla prudenza è invece Dario Redaelli, tra i consulenti della famiglia Poggi. Commentando le indiscrezioni diffuse ieri in tv dal legale di Stasi, l’avvocato chiarisce alcuni punti: «Questa non è una conclusione dei periti, che dovrebbero solo aver trasmesso ai genetisti delle parti processuali i dati grezzi emersi dagli esami di laboratorio sulle campionature della spazzatura». Il confronto vero e proprio, spiega Redaelli, «avverrà dal 4 luglio quando si apriranno i reperti conservati al freddo, ossia i tamponi di Chiara, Alberto e anche di Andrea Sempio».
La difesa di Sempio
Nel corso delle analisi, svolte la scorsa settimana, era emersa anche una traccia sull’etichetta del brick di tè freddo. Questo ha sùbito fatto pensare che potesse trattarsi di un’impronta, ma i difensori di Andrea Sempio si sono opposti ad accertamenti con polveri specifiche per «esaltare» e individuare eventuali impronte sui reperti. Una mossa giustificata con l’argomentazione secondo cui l’incidente probatorio, disposto dalla gip Daniela Garlaschelli, riguarda solo esami genetici. In ogni caso, spiega l’avvocata Angela Taccia, uno dei legali di Sempio, «i primi risultati emersi dalle analisi confermano quanto già ribadito più volte dal mio assistito Andrea Sempio e cioè che egli non è mai entrato in quella casa il 13 agosto 2007. Siamo fiduciosi e attendiamo che i periti e i consulenti di parte svolgano e completino il proprio lavoro».
Gli altri esami del Dna
Il prossimo appuntamento nei laboratori della polizia scientifica di Milano è fissato per il 4 luglio. Sono in arrivo a breve, invece, i primi esiti sul Dna anche dopo le campionature effettuate su una trentina di fogli di acetato contenenti le impronte. Nelle prossime settimane toccherà poi alle analisi sui tamponi della vittima, così come agli esami con le campionature su un cucchiaino e sul frammento del tappetino del bagno, che era macchiato dal sangue lasciato dalla scarpa dell’assassino.