Colonnella, smantellato il bordello nel paesino infestato dalla prostituzione: l’operazione «Hot Passion» della Guardia di finanza


Colonnella, in provincia di Teramo: un piccolo Comune – poco meno di 4mila anime – che per anni è stato fulcro di un sistema perfettamente rodato di prostituzione. Qui un intero stabile era stato adibito a casa chiusa in cui diverse ragazze, immigrate irregolari o con visto turistico, vivevano in condizioni igieniche precarie ed erano a disposizione dei clienti. Le maitresse, per garantire la massima qualità per i frequentatori, avevano anche fissato una ben precisa turnazione delle ragazze in modo da «offrire» ogni dieci giorni operatrici sempre nuove. A gestire questa organizzazione due donne e un uomo cinesi, ora denunciati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Mentre l’immobile, su disposizione del gip di Teramo, è stato sequestrato.
Colonnella e la lotta alla prostituzione: 400 euro per i preservativi buttati a terra
A Colonnella, paesino poco a sud di San Benedetto del Tronto, non è la prima volta che la prostituzione fa notizia. Già dodici anni fa, l’allora sindaco Leandro Pollastrelli aveva fissato a 400 euro la salatissima multa che avrebbe dovuto pagare chiunque fosse stato sorpreso a contrattare con «lucciole» a bordo strada e chiunque fosse sorpreso abbandonare per terra «rifiuti dell’amplesso», come preservativi usati. Nel caso in cui il cliente fosse stato sorpreso con le mani in pasta, sarebbe scattata anche la sanzione stradale per divieto di sosta e fermata. Facile intuire come, nonostante i tentativi di stringere la vite anche sugli appartamenti adibiti a case d’appuntamento, il fenomeno dalle strade delle campagne abruzzesi abbia semplicemente traslocato tra quattro mura.
L’operazione «Hot Passion 2»
Ed è proprio il caso dell’organizzazione che la Guardia di finanza di Teramo, coordinata dalla procura, ha preso di mira nella sua operazione «Hot Passion 2». Secondo quanto si legge nel comunicato stampa diramato, i tre indagati gestivano le ragazze «assicurando una continua rotazione» e costringendole a risiedere nella stessa casa che usavano per i loro incontri. Questa attività era liberamente pubblicizzata online e, in un secondo momento, è stata certificata da pedinamenti e dall’analisi dei tabulati telefonici di venti uomini, clienti della casa d’appuntamento. Nell’operazione che ha portato al sequestro dello stabile, i militari avrebbero anche trovato somme di denaro e «molteplici beni di consumo utilizzati per le prestazioni sessuali».