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Dazi, gli Usa all’Ue: 10% su tutti i prodotti. Bruxelles: «Pronti alla guerra commerciale»

dazi ue usa donald trump
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La controproposta di Donald Trump mette in difficoltà i 27. La Germania vuole un accordo subito, la Francia frena. L'ipotesi di un ok come quello del formaggio svizzero. E il rischio di una rottura

Dazi al 10% su tutti i prodotti europei in entrata negli Stati Uniti. E più acquisti di Gnl e materie critiche. Tra cui il combustibile per il nucleare. La controproposta degli Usa all’Unione Europea è arrivata quando i 27 erano già attorno al tavolo. La notizia della mossa di Donald Trump gliel’ha data Ursula von der Leyen. A cui i leader esprimono «piena fiducia». E la presidente della Commissione Europea ha messo le mani avanti: «Siamo pronti per un accordo. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente. Per questo abbiamo lanciato una consultazione su una lista di riequilibrio. E difenderemo gli interessi europei secondo necessità. Tutte le opzioni restano sul tavolo».

L’Ue, i dazi e Trump

L’Ue quindi mette di nuovo in conto la possibilità che non si arrivi a un accordo con Trump. E quindi che la guerra dei dazi porti a un’escalation come quella con la Cina prima dell’ok con Xi-Jinping. Tra i 27 c’è chi spinge per accettare il prima possibile un accordo anche al costo di pagarlo caro, visto che il 9 luglio si avvicina. «Un accordo è sempre meglio di un conflitto, zero dazi è sempre meglio di un dazio, e l’incertezza è la cosa peggiore per la nostra economia. Dobbiamo dare certezze ai nostri investitori, ai nostri lavoratori, alle nostre aziende, il prima possibile», ha detto il presidente del Consiglio d’Europa Antonio Costa. Il polacco Donald Tusk ha invece ribadito il buon rapporto con gli Usa, sottolineando però che «un buon rapporto deve essere alla pari».

Francia e Germania

Le posizioni all’interno del Consiglio europeo si possono esemplificare con la polarizzazione tra Germania e Francia. La prima per un accordo al più presto, la seconda per un’intesa ma non a ogni costo. «Ho incoraggiato e sollecitato la presidente della Commissione a raggiungere un rapido accordo con gli americani, dato che rimangono meno di due settimane di tempo utile per farlo», ha detto il cancelliere tedesco Friedrich Merz al termine del vertice. «Tuttavia, se non ci sarà un’intesa l’Unione europea è pronta e in grado di adottare anche le proprie contromisure. Abbiamo sostenuto la presidente della Commissione anche in questa direzione, affinché agisca di conseguenza», ha aggiunto.

Dazi zero

Secondo il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron «il risultato migliore sarebbe quello di dazi zero. Se, alla fine, la scelta degli americani fosse quella di mantenere il 10% di dazi sulla nostra economia, ci sarà inevitabilmente una compensazione sui beni e sui prodotti venduti dagli americani sul mercato europeo». Ma, spiega oggi l’Afp, nessuno a Bruxelles crede che l’ambizione di «zero dazi doganali» sia realizzabile. Secondo diversi diplomatici europei, l’obiettivo è piuttosto quello di permettere a Trump di cantare vittoria senza sacrificare l’essenziale. Uno di loro ha sollevato la prospettiva di un accordo «tipo formaggio svizzero», con numerose scappatoie.

L’accordo e l’emmenthal

L’Ue potrebbe rassegnarsi a un’imposta generalizzata sulle importazioni europee, ma con una serie di esenzioni per settori chiave come siderurgia, automobili, prodotti farmaceutici e aeronautica. Un male minore per le aziende che attualmente soffrono pesantemente a causa dei dazi doganali già applicati dall’amministrazione americana: il 25% su acciaio e automobili e il 10% sulla maggior parte degli altri prodotti. All’inizio di maggio l’Unione ha minacciato di imporre dazi per 95 miliardi di euro sulle importazioni americane, tra cui automobili e aerei, se i colloqui commerciali con Trump fossero falliti. Da allora, la minaccia ha attenuato i toni.

I negoziati

Gli Stati Uniti stanno anche utilizzando i negoziati per cercare di ottenere concessioni sulle normative europee. In particolare nel settore digitale, che Washington accusa di prendere di mira colossi americani come Apple, Google e Meta. L’amministrazione statunitense vorrebbe allentare l’attuazione della legislazione volta a limitare l’abuso di potere da parte delle big tech in materia di concorrenza, contenuti online e intelligenza artificiale. Gli europei sono pronti a discutere di standard transatlantici comuni. Ma vogliono la pace commerciale in cambio. Trump ci starà?

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