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Il caso Almasri non è chiuso. La Cpi: «L’Italia va deferita»

29 Giugno 2025 - 07:43 Alba Romano
Le osservazioni dei magistrati in 14 pagine. Con la spiegazione del ministro Nordio svelato il «ritardo di tre mesi nella comunicazione di una richiesta di estradizione presumibilmente concorrente»

Lo chiedono nero su bianco. Sul caso Almasri «deve esser aperta una constatazione formale di inadempimento e della questione si discuta all’Assemblea degli Stati parte o al Consiglio di sicurezza dell’Onu». Lo prevede la procura della Corte penale internazionale in 14 pagine di osservazioni, oggi riportate da Repubblica in un pezzo a firma di Alessia Candito.

A inguaiare il governo la versione del ministro Nordio all’Aja

L’Italia per i magistrati non poteva fare valutazioni, ma non ha consultato la Corte lo ha riportato a casa senza sequestrare i suoi effetti personali. Non solo, sul caso il governo Meloni non ha dato «alcuna spiegazione valida, né una giustificazione» valide. Anzi, con la memoria fornita ha dato altri spunti per individuare altre inadempienze, tra cui il «ritardo di tre mesi nella comunicazione di una richiesta di estradizione presumibilmente concorrente proveniente dalla Libia». Secondo quanto dichiarato da Nordio Almasri sarebbe stato riconsegnato a Tripoli perché sotto indagini per circostanze simili a quelle previste per la Cpi. Ma il 20 gennaio, quando a Roma sarebbe stata ricevuta la presunta richiesta
di estradizione, né l’Italia, né la Libia avessero idea delle accuse su lui. «La Libia — conclude la Corte —
non era in grado di sostenere con sincerità che le stesse accuse fossero oggetto di indagini interne» e l’Italia non avrebbe dovuto «accettare passivamente la tesi» senza contro verificare.

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