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Il ponte sullo Stretto di Messina e l’ipotesi di farlo rientrare nelle spese Nato. Alla Camera la prima apertura

04 Luglio 2025 - 22:58 Sara Menafra
ponte stretto messina opera militare nato
ponte stretto messina opera militare nato
L'ammissione del sottosegretario Prisco: «Potrebbe essere infrastruttura coerente con le linee guida dell'Alleanza». Bonelli lo accusa: «Non riusciranno a farlo rientrare, ora bloccare il sì al Cipess»

Nei giorni scorsi l’ipotesi è stata ventilata a livello europeo. Oggi, 4 luglio, il governo di Giorgia Meloni ha accreditato l’ipotesi anche in Parlamento. Nel corso delle risposte alle interpellanze urgenti, rispondendo ad una domanda di Angelo Bonelli, portavoce di Europa verde e parlamentare di Avs, il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, ha detto che quella in campo è più di una ipotesi: «Anche il ponte sullo Stretto potrebbe essere considerato un’infrastruttura coerente con le linee guida Nato ed europee in tema di sicurezza integrata e mobilità strategica». 

L’apertura della Ue

Dall’Unione europea, alcuni giorni fa, era arrivata la disponibilità a valutare il ponte come infrastruttura militare, in modo da consentire all’Italia di accedere prima di tutto alle clausole di salvaguardia per le spese militari (che però il governo non vuole attivare, almeno per ora) o addirittura ad un cofinanziamento dell’Unione europea, qualora, ad esempio, il ponte rientrasse nel piano di Mobilità militare. Per farlo rientrare in quel piano, però, il progetto dovrà garantire il «duplice uso», facendo in modo che «i miglioramenti infrastrutturali soddisfino sia le esigenze civili che quelle militari»: l’Europa ha in mente di mettere in quel pacchetto «circa 100 miliardi», ha scritto l’Ansa, e di adottare il piano nel corso del 2025. Prisco alla Camera è stato possibilista: «Nelle interlocuzioni (a proposito del Military Mobility Action Plan 2024 ndr) è emerso che, come è evidente per logica, un’infrastruttura di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, in grado di assicurare la continuità fisica e logistica tra la Sicilia e il continente, indurrebbe una contrazione dei tempi per la proiettabilità delle forze su uno dei corridoi individuati». Ma anche se non andasse così, anche dalle parole pronunciate in aula oggi, pare chiaro che il Ponte andrà almeno a comporre quell’1,5% di spese in infrastrutture che, assieme al 3,5% di spese strettamente militari comporrà il famoso 5% di spesa, in relazione al Pil, che i membri Nato dovranno dedicare alla Difesa entro il 2035, e sulla cui definizione non sono ancora stati definiti i criteri

I dubbi di Bonelli

Secondo il deputato verde Angelo Bonelli, ottenere il cofinanziamento europeo sarà praticamente impossibile, perché a suo dire, la gigantesca opera a cui tanto tiene il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, non rispetta i criteri previsti dalla Nato per la progettazione di opere militari. E, ha aggiunto sempre Bonelli, «noi abbiamo chiesto all’Unione europea se quest’opera fosse inserita nel Military Mobility Action Plan del 2024 e la risposta è stata: “no”. L’ufficio legislativo e l’ufficio Studi del Parlamento europeo ci hanno comunicato, attraverso una disposizione, una richiesta fatta dall’eurodeputato Leoluca Orlando e a questa richiesta ci è stato risposto che il ponte sullo Stretto non sta dentro il Military Mobility Action Plan». Secondo l’esponente di Avs, il ponte non sarà coerente con delle linee guida Nato che imporrebbero che i ponti per uso militare possano trasportare 32 veicoli in totale, 16 trasportati e 16 dotati di ruote in contemporanea. In più, dice ancora Bonelli, «il franco navigabile del ponte sullo stretto è  di 65 metri mentre le maggiori portaerei del mondo hanno un’altezza di 80 metri. Questo significa che il ponte è un ostacolo al passaggio delle navi militari». La valutazione secondo criteri Nato di un ponte, spiegano però da ambienti della Difesa, non vuol dire che l’infrastruttura debba poter portare il massimo del carico per poter essere “accreditata”: «Ogni ponte è valutato in base ai criteri Nato per capire quanti e quali mezzi ci possono passare, le infrastrutture che possono permettere il passaggio di carri sono molteplici». 

L’emendamento per accelerare

Bonelli ha scritto anche una lettera a Meloni per chiederle di bloccare l’approvazione del Ponte al Cipess (comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) visto che la spesa potrebbe non ottenere il sostegno dell’Unione nell’ambito delle spese militari e, a detta dell’esponente verde, sarebbe fuori anche dai criteri Nato. A quel che si capisce finora la scelta di far rientrare l’opera nell’1,5% Nato è praticamente già presa. In ogni caso il governo accelera su tutte le spese collegate alle infrastrutture militari:  oggi, in commissione Trasporti, è stato presentato un emendamento al dl Infrastrutture che  deroga alla valutazione d’impatto ambientale per le opere di difesa nazionale. Se il ponte ci rientra, il gioco è fatto.

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