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L’evasione di Andrea Cavallari e la rabbia dei parenti delle vittime, il padre del 26enne: «Si consegni alle autorità»

07 Luglio 2025 - 09:34 Alba Romano
andrea cavallari evaso
andrea cavallari evaso
Il giovane si trovava in università a Bologna per discutere la tesi in Giurisprudenza. Il fratello di una delle vittime: «È una beffa»

Andrea Cavallari, 26 anni, membro della cosiddetta «banda dello spray» di Corinaldo, in provincia di Ancona, risulta ancora irreperibile. Lo scorso giovedì 3 luglio, approfittando di un permesso concesso per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza, non ha fatto ritorno nel carcere di Bologna, dove sta scontando una condanna definitiva a 11 anni e 10 mesi per la tragedia avvenuta alla discoteca Lanterna Azzurra. Il permesso, autorizzato dal Tribunale di Sorveglianza, gli consentiva di presentarsi all’Università di Bologna accompagnato dai familiari e senza la scorta della polizia penitenziaria. In questi giorni risuona la rabbia dei parenti delle vittime della strage, ma anche l’appello del padre del ragazzo, che lo esorta a «consegnarsi» alla polizia.

L’evasione di Andrea Cavallari, il padre: «Si consegni alle autorità»

L’episodio è avvenuto nella mattinata di giovedì 3 luglio, quando Cavallari ha lasciato il carcere per recarsi all’università e discutere la tesi del corso di laurea triennale in Scienze Giuridiche, con indirizzo in Consulenza del lavoro e relazioni aziendali, percorso iniziato tre anni fa. Dopo la discussione e la proclamazione, tuttavia, si è verificato l’imprevisto. Rimasto solo con la fidanzata, Cavallari si sarebbe dileguato. Poco dopo i fatti, il padre del 26enne ha lanciato un appello al figlio ai microfoni del Tg2: «Invito Andrea a tornare in carcere. Torni sui suoi passi. Si faccia vivo con noi o con le autorità giudiziarie», ha detto.

La reazione dei parenti delle vittime: «Ci sentiamo presi in giro»

Dopo la notizia della latitanza di Cavallari, non sono tardate le reazioni degli amici e dei parenti di chi nella strage dell’8 dicembre 2018 perse la vita. È il caso di Francesco Vitali, fratello di Benedetta, 15 anni, morta nella tragedia alla Lanterna Azzurra di Corinaldo. Intervistato da Il Resto del Carlino, Vitali ha definito la giustizia come un «campo di battaglia». «Questa non è solo una fuga, è una beffa-, ha detto il fratello di Benedetta – Tutte le sentenze hanno riconosciuto la loro pericolosità sociale. Eppure Cavallari ha ottenuto un permesso senza scorta, senza vigilanza». Nonostante il ragazzo abbia sottolineato di credere comunque nel sistema giudiziario italiano, ha anche detto: «se è successo questo vuol dire che qualcuno ha sbagliato».

Il fratello di Benedetta Vitali e il marito di Eleonora Girolimini

Secondo Vitali, la resposabilità dei fatti non sarebbe da addossare soltanto a Cavallari e alla «Banda dello spray». «La Lanterna Azzurra non doveva nemmeno essere aperta – ha sottolineato – Era un granaio, trasformato in discoteca su un verbale falso. Se fosse stato chiuso, Benedetta sarebbe viva. Oggi ci stiamo battendo per far emergere le responsabilità di chi ha autorizzato quell’abuso». Un parere con cui concorda anche il marito di Eleonora Girolimini, la 39enne morta al concerto, dove si trovava con con la figlia Gemma, all’epoca 11enne. «Sono stati catturati i delinquenti della banda dello spray. Ma è il livello più alto che è rimasto impunito. Quel locale era fuorilegge, nulla era a norma», ha detto interpellato da Repubblica.

La strage di Corinaldo: sei morti al concerto di Sfera Ebbasta

Cavallari fu arrestato nell’agosto del 2019 insieme ad altri sei componenti della banda criminale della Bassa Modenese, specializzata in rapine commesse con l’uso di spray al peperoncino. Tutti sono stati condannati in via definitiva per i fatti accaduti l’8 dicembre 2018 alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, dove, poco prima dell’esibizione del rapper Sfera Ebbasta, venne spruzzata una sostanza urticante nella sala con l’intento di derubare il pubblico. L’azione generò il panico tra i presenti e innescò una fuga di massa che costò la vita a sei persone – cinque minorenni e una madre di 39 anni – e provocò 59 feriti. Il 2 luglio scorso, la Corte d’Assise d’appello di Ancona ha confermato la condanna a 10 anni e 5 mesi per l’ottavo membro del gruppo, Riccardo Marchi, 26enne originario di Bologna.

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