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La Libia fa un ordine di comparizione per il generale Almasri

almasri inchiesta
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La procura libica avrebbe già interrogato una volta il generale accusato di torture e omicidi. E sarebbe intenzionata a collaborare con la Corte penale internazionale dell'Aja

La procura generale della Libia, con sede a Tripoli e collegata al governo tripolino, ha emesso un ordine formale di comparizione nei confronti di Osama Najim Almasri, l’ex alto ufficiale accusato di tortura ed omicidio dalla Corte penale internazionale dell’Aja, lo stesso che l’Italia ha prima scarcerato e quindi rimpatriato con un volo di stato diretto sull’altra sponda del Mediterraneo (vicenda da cui è nata una inchiesta davanti al tribunale dei ministri per Meloni, Mantovano, Nordio e Piantedosi prossima alla conclusione). La mossa a sorpresa dell’organo requirente, come spiega la pagina facebook su cui quest’ultimo pubblica le sue principali decisioni, è stata presa sulla base delle accuse arrivate dalla Cpi. Nel post, l’Attorney general spiega di aver «avviato un procedimento pubblico nei suoi confronti secondo le norme della giurisdizione nazionale».

L’indagine di Tripoli

La Procura, si legge ancora nel testo, ha agito dopo la «revoca dell’arresto preventivo” (non è chiaro se il riferimento sia proprio all’arresto preventivo revocato dall’Italia), ha quindi «approfondito i fatti già affrontati dalla giustizia nazionale, prima dell’emissione dell’ordinanza, al fine di verificarne la conformità con quelli contenuti nel mandato di arresto della Corte penale internazionale». Stando a quello che spiega il testo, la procura ha già convocato una volta Almasri, il 28 aprile 2025: «In quell’occasione, gli sono stati notificati i fatti a lui contestati e sono state registrate le sue dichiarazioni in merito». E’ quindi seguita un’attività di indagine, «in attesa dell’esecuzione di una richiesta di assistenza giudiziaria che intende prestare alla Corte penale dell’Aja», per «ottenere prove a sostegno dei fatti perseguiti e degli elementi su cui si fondano le accuse». Dopo aver «esaminato i fatti trattati dai tribunali nazionali prima dell’emissione del mandato d’arresto per determinare se corrispondono agli elementi dei reati menzionati nel mandato” ha deciso di emettere un «ordine di comparizione per l’interessato».

I rapporti col governo libico

Resta da chiarire come la scelta dell’autorità collegata al Governo di Unità Nazionale (GNU) guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah si inserisca nelle scelte politiche di quest’ultimo. La Rada, di cui ha fatto parte Almasri, la famigerata milizia che gestisce anche le “carceri” in cui vengono trattenuti i migranti in questa parte della Libia, non sarebbe così allineata al volere di Dbeibah ed è possibile che la decisione di indagare Almasri venga anche da qui.

L’inchiesta in Italia

Proprio oggi sul lato italiano del caso Almasri, alcuni giornali hanno anticipato una parte degli atti del tribunale dei ministri. Secondo la ricostruzione perlomeno il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sapeva dell’arresto di Almasri e avrebbe agito per silenziare la cosa, già dalla domenica successiva al fermo di polizia basato sul mandato dell’Aja. Le opposizioni hanno chiesto che Nordio vada a riferire al Senato già domani.