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Matteo Piantedosi e la Libia: «Nessun respingimento, è stato un corto circuito protocollare»

10 Luglio 2025 - 07:34 Alba Romano
matteo piantedosi
matteo piantedosi
Il ministro degli Interni: tornerò presto, nessuna ondata di migranti in arrivo

Quello che è successo a Bengasi «è stato un corto circuito protocollare che riguardava la composizione delle delegazioni che dovevano incontrarsi. Ma non ha coinvolto l’Italia». E il respingimento non c’è stato. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Corriere della Sera: si è trattato solamente di«un annullamento della riunione all’ultimo momento». E quando Fiorenza Sarzanini gli chiede se sta minimizzando, replica: «Al contrario, posso dire che non è un incidente da poco ed è soprattutto una occasione perduta: sarebbe stata la prima volta di una visita in Cirenaica di una delegazione guidata dalla Commissione europea. Però credo che non vadano neanche ingigantite le possibili conseguenze, perché certamente su questo peseranno i buoni rapporti che i Paesi europei hanno con quella parte della Libia».

La Libia e l’Ue

La discussione, ricostruisce Sarzanini, è nata quando il rappresentante dell’Ue Nicola Orlando ha detto che non erano consentite foto della delegazione europea con quella libica. «Personalmente, a nome del governo italiano, sono stato più volte a Tripoli come in Cirenaica ed ho sempre svolto incontri proficui di cui sono stato soddisfatto. Ci sono stati vari incontri anche qui al Viminale di cui esistono foto e riprese. Non ho mai posto questioni sulla composizione delle delegazioni altrui», replica il ministro. Che poi respinge la tesi dell’umiliazione dell’Italia: «Credo che sia un modo semplicistico e un po’ provinciale di compiacersi di quello che sicuramente è stato un incidente diplomatico che però, lo ripeto, non è attribuibile in alcun modo alla delegazione italiana. Noi consideriamo di grande importanza la collaborazione che stiamo consolidando con entrambe le parti libiche. Andremo avanti e questa sarà la migliore risposta a ogni illazione circa il rispetto e l’interesse che il nostro governo riscuote da quelle parti».

Persona non gradita

«In questa occasione facevo parte, con convinzione, della delegazione europea. La Commissione europea ha denominato la missione “Team Europe”. Qualsiasi eventuale differenziazione della mia posizione sarebbe stata quantomeno inopportuna ed è evidente che nessuno l’ha ricercata», dice il ministro quando il Corriere gli ricorda la definizione di persona non gradita delle autorità libiche. «Su dossier così importanti, come quello libico, l’azione del governo è sempre corale e coordinata. Dopo anni di colpevole disinteresse ed una inerzia pressoché totale, ribadisco che questo governo intrattiene, con entrambe le parti libiche, eccellenti rapporti che sono la migliore garanzia della prosecuzione di una collaborazione già proficua ed efficace. Tornerò presto in Libia, per rinsaldare ulteriormente la nostra collaborazione», aggiunge.

I migranti

E sul rischio dell’ondata migratoria: «Non ho nessun motivo per crederlo, anzi. Posso testimoniare la straordinaria collaborazione che le autorità della Libia, così come quelle della Tunisia, stanno dimostrando sul fronte del contrasto al traffico di esseri umani e del sostegno ai rimpatri volontari assistiti». In realtà i dati dicono che rispetto all’anno scorso c’è un’inversione di tendenza sugli arrivi in Italia. «Non per contraddire, ma anche quest’anno abbiamo dati che restituiscono un quadro di crescente efficacia della collaborazione. I numeri del 2025 ci dicono che gli sbarchi sono ampiamente al di sotto di quando abbiamo sostanzialmente cominciato nel 2023, addirittura una riduzione del 51 per cento. E a questo vorrei aggiungere che aumentano sia i recuperi in mare, sia i rimpatri volontari assistiti fatti direttamente dai libici».

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