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Francesca Albanese e le sanzioni: «Gli Usa come la mafia. Ma continuerò a denunciare il genocidio a Gaza»

francesca albanese
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La Special Rapporteur del Consiglio Onu per i diritti umani: vogliono silenziarmi ma non ci riusciranno

Francesca Albanese continuerà a fare il suo lavoro «con la schiena dritta». Chiedendo il coinvolgimento della Corte penale internazionale sul «genocidio» a Gaza. Anche se vogliono intimidarla con metodi mafiosi. La Special Rapporteur del Consiglio Onu per i diritti umani sulla situazione nei Territori occupati ha ricevuto sanzioni dal segretario di Stato americano Marco Rubio. E risponde oggi in un’intervista a Repubblica: «Sono state ammazzate 60mila persone a Gaza, fra cui 18mila bambini. La notizia non sono io, ma il tentativo di silenziare le denunce di genocidio. Questa è solo l’ultima mossa disgraziata degli Stati Uniti dopo il mio ultimo rapporto».

L’ultimo rapporto

Albanese denuncia che «la guerra non si ferma per le ambizioni territoriali di Israele, sostenute dalle compagnie impegnate nei settori degli armamenti, sorveglianza, tecnologia, intelligenza artificiale, che si stanno arricchendo. E queste armi le stiamo comprando noi. Poi c’è il sistema creditizio, bancario, i fondi pensione, che hanno garantito il flusso costante di capitali necessario a finanziare le operazioni».

A Rubio, che la accusa di ignorare, il 7 ottobre, Albanese replica: «Ho scritto sei rapporti per l’Onu, facendo sempre riferimento alla necessità di investigare i crimini commessi. Mi riferisco alla detenzione arbitraria, al trattamento dei minori, al genocidio, chiedendo che la Corte penale internazionale accerti le responsabilità. Ma gli Usa in questo momento sono un paese allergico alla giustizia. Quindi impongono sanzioni contro la Corte, o chiunque cerchi di applicare la legge, usando tecniche intimidatorie reminiscenti della mafia. È il potere economico e politico che cerca di silenziare chi lo critica, dopo averlo ridicolizzato e diffamato. Denuncio questo sistema, che funziona solo se la gente si lascia impaurire e dividere».

Le sanzioni

Albanese dice che le sanzioni su di lei non avranno effetti «sul piano psicologico. Su quello pratico chiaramente mi complicheranno molto la vita, ma io sono una privilegiata occidentale, tecnicamente protetta dall’immunità diplomatica dell’Onu, mentre la gente a Gaza muore di fame, di stenti o sotto le bombe. Continuerò a fare il mio lavoro con la schiena dritta». E sulla tregua: «L’unico passo positivo possibile sarebbe applicare il diritto internazionale, costruito dopo la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto. Israele non ha il diritto di decidere cosa accade nei Territori palestinesi, di cui è la potenza occupante illegittima. Non si tratta con le persone accusate di crimini di guerra e contro l’umanità. Netanyahu merita di essere giudicato all’Aia».

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