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Napoli, detenuta perde i capelli e arriva a pesare 40 chili per la depressione. Assolta dopo un anno perché «il fatto non sussiste»

11 Luglio 2025 - 22:15 Ugo Milano
donna detenuta calva depressione assolta
donna detenuta calva depressione assolta
Maria Minei era in carcere dal 2024 perché accusata di far parte di una banda di falsari napoletani. Un anno fa l'avvocato denunciò le sue precarie condizioni di salute: «In carcere non c'è neanche una bilancia per monitorare il deperimento»

Oltre un anno di detenzione, la calvizie dovuta alla depressione e un generale deperimento delle sue condizioni di salute. Maria Minei, donna napoletana finita in carcere poiché gli inquirenti la ritenevano coinvolta in un traffico di banconote false, si è però sempre dichiarata innocente. Ieri, giovedì 10 luglio, è arrivata la pronuncia della VI sezione del tribunale di Napoli: assolta insieme al compagno, anche lui in carcere con le stesse accuse, perché «il fatto non sussiste». Se Minei e il compagno sono stati assolti, altri imputati nello stesso procedimento invece sono stati ritenuti coinvolti nella produzione e nello spaccio di banconote contraffate. Per loro previste pene che variano tra i tre anni e mezzo e due anni e otto mesi di reclusione

Un anno fa la denuncia dell’avvocato

Circa un anno fa, l’avvocato che difende la donna e il suo compagno, Gennaro De Falco, aveva denunciato le precarie condizioni di salute della sua assistita: «Ha perso i capelli, è in deperimento organico, pesa appena 40 chili, e i suoi figli di 12 e 16 anni sono rimasti senza assistenza». L’avvocato, rimarcando che Minei si è sempre dichiarata estranea alla vicenda, sottolineava anche le precarie condizioni di detenzione: «Penso che questa vicenda sia emblematica, della situazione in cui versano le carceri e della incapacità di garantire un trattamento umano ai detenuti». E ha ricordato come agli altri imputati fosse stata concessa un’attenuazione delle misure cautelari, a differenza della sua assistita. «È magrissima e nel carcere dove è stata trasferita dopo la chiusura a causa del terremoto della casa circondariale di Pozzuoli, non c’è neppure una bilancia per tenere sotto controllo il peso e quindi valutare la gravità del suo deperimento», aveva dichiarato lo scorso anno.

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