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Lite tra Giuli, Galli della Loggia e il Corriere della Sera. Il ministro: «Censurata mia intervista». La replica del quotidiano: «In realtà ce l’ha negata»

14 Luglio 2025 - 14:27 Stefania Carboni
alessandro giuli
alessandro giuli
Il battibecco tra il titolare del Mic, l'editorialista e il quotidiano di via Solferino a suon di note stampa e sui social. Tutto parte da un corsivo pubblicato lo scorso sabato. E ora volano stracci, o meglio, righe

Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha accusato il Corriere della Sera di aver censurato un’intervista a tutto campo, che avrebbe dovuto contenere anche la replica a un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sulla cultura di destra, pubblicato lo scorso sabato sul quotidiano di via Solferino. «In un primo momento – ha scritto il ministro in un post su Facebook – dal Corriere mi chiedono una replica a un editoriale velenoso sulla cultura di destra scritto da Galli della Loggia, poi cambiano idea virando su un’intervista a tutto campo, con la prima domanda proprio su Galli della Loggia. Ma siccome la risposta alla domanda non piace decidono di non pubblicare l’intervista». E la pubblica lui, sul suo canale Facebook. Accuse a cui il Corriere ha prontamente replicato.

«Nessuna censura, ci ha negato l’intervista»

«Dieci giorni fa avevamo chiesto intervista al ministro su quanto accadeva al ministero ma ce l’ha negata», ha dichiarato la direzione del quotidiano all’Adnkronos. Prosegue la nota: «Domenica il ministro ha accettato intervista ma si è concentrato su un editoriale critico sulla politica culturale del professor Galli Della Loggia in cui si rispondeva esclusivamente chiedendo le sue dimissioni da un incarico culturale con un contorno di insulti. Al ministro è stato chiesto di replicare con una lettera alle accuse politiche del professor Galli. Nessuna censura. Lui ha rifiutato. Se cambierà idea siamo pronti a pubblicarla. Il resto è una polemica pretestuosa e senza fondamento. Del resto nell’intervista si nega anche l’evidenza rispetto a quanto sta accadendo nel suo ministero».

L’editoriale di Galli della Loggia

Nell’editoriale intitolato “Cultura, lo scatto della destra non c’è” Galli della Loggia critica il cosiddetto “amichettismo“, a destra. «Egemonia non vuol dire, infatti, avere una lista di posti a disposizione e cominciare a riempirli sostituendo gli amichetti degli altri con i propri, all’insegna del fatidico “levati tu che mi ci metto io”», scrive l’editorialista. «In quanto maggioranza di governo la destra, ad esempio, è per legge la padrona della Rai, vale a dire, come sempre ci viene ricordato, della più grande industria culturale del Paese. Ebbene, mai come oggi la Rai appare un polveroso deserto di idee, una cosa che con la cultura, tranne alcuni programmi di ultranicchia non ha nulla a che fare. Al suo posto, lotte continue e furibonde per la poltrona di megadirettore galattico, di vice caporedattore aggiunto, fino allo sgabello di cameriere in prova alla mensa di via Asiago», riporta Galli della Loggia. «E così un po’ di coraggio e di ambizione è stato costretto a mostrarlo il solo ministro Valditara, imbarcandosi nella perigliosa impresa di dar vita niente di meno che a nuove Indicazioni per la scuola italiana dell’obbligo. Lo ha fatto — come è sempre accaduto, sempre in tutte le circostanze analoghe — con l’aiuto di un certo numero di docenti universitari, tra cui chi scrive, avventurandosi insieme a loro in un territorio che la sinistra di tutte le tinte ha sempre considerato un suo elettivo monopolio politico-culturale», riporta la firma senza mai citare Giuli, come se fosse un fantasma.

Giuli e l’attacco a Galli della Loggia (che replica a sua volta)

Nell’intervista, mai pubblicata, del Corriere Giuli indicava così Ernesto Galli della Loggia: «I perditempo insinuano che l’impegno della destra sia concentrato sulle poltrone, noi intanto raggiungiamo risultati. (…) Quanto a Galli della Loggia prendo sul serio la sua illuminante autodenuncia: il mio predecessore lo aveva nominato in una “poltrona” di lusso, a Capo della Consulta dei comitati nazionali, dalla quale il Porf. ha giudicato le opere di Papini, di Volpe e perfino di Gentile indegne di valore nazionale.La stessa consulta ha bocciato le celebrazioni del 650° anniversario di Boccaccio. Ergo: mozione accolta, ora mi aspetto che lui dia il buon esempio e lasci spazio a persone più motivate. Altrimenti sarò costretto a replicare parafrasando Hegel: Non c’è eroe (politico) per il suo cameriere (intellettuale)». Una risposta piccata, aspetto, questo, che sarebbe stato discusso tra il giornale e il ministro (o qualcuno dello staff). A ricordarlo è Giuli stesso, che insiste con la tesi della censura, scrivendo ora su X.

A stretto giro arriva la replica dell’editorialista del Corriere della Sera: «La “poltrona di lusso” di cui fantastica il ministro Giuli, assegnatami un anno fa dal suo predecessore, consiste in un incarico che mi ha tenuto impegnato insieme ad altri due colleghi, e a un manipolo di funzionari del suo e di altri Ministeri nonché ad un incaricato della Presidenza del Consiglio, per non più di alcune mattinate. Incarico notoriamente e rigorosamente – e aggiungo: giustamente – non retribuito. Visto che ne ho l’occasione porto comunque alla conoscenza del Ministro che esso mi è costato centocinquanta- duecento euro di spese di taxi di cui peraltro ho fatto dono volentieri all’amministrazione del mio Paese. Quanto alle delibere prese dalla Commissione a proposito di Boccaccio, Papini, Gentile esse sono state debitamente motivate nel verbale redatto dalla stessa e ovviamente prescindono per intero dal valore dei tre autori. Capisco che al ministro Giuli tali motivazioni non interessino e non ne parli, ma deve farsene una ragione: gli esperti e i giudici eravamo noi, non lui».

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