Il piano di Putin per l’Ucraina Orientale: 60 giorni per prendersi tutto


A rivelarlo è stato lo stesso Donald Trump, raccontando i suoi colloqui con Vladimir Putin sulla pace in Ucraina. Lo Zar «è gentile», ma il giorno dopo «bombarda». Perché «vuole tutta l’Ucraina». O meglio: prima di firmare la pace con Kiev vuole chiudere la questione territoriale. Conquistando tutte le regioni in cui i soldati russi hanno messo piede. E vuole farlo in sessanta giorni. La rivista Axios ha svelato la conversazione del 3 luglio tra i due: «Putin ha chiarito a Trump in quella telefonata che programmava una escalation della guerra». E gli ha annunciato «che nei successivi sessanta giorni avrebbe attuato una spinta ulteriore verso l‘occupazione di territori fino ai bordi amministrativi delle regioni ucraine in cui la Russia ha messo piede».
«Putin vuole tutto»
Per questro Trump ha detto a Emmanuel Macron, che lo ha fatto sapere ai giornali, che lo Zar in realtà «vuole prendersi tutto». Anche perché ha già fatto celebrare referendum per l’annessione totale di regioni che ha conquistato solo in parte. E sa bene che l’Ucraina non accetterà mai di cedergliele in toto senza combattere. Nemmeno in un negoziato di pace con gli Usa schierati con Mosca. Per questo Putin ha minacciato anche di più rispetto a quello che vuole ottenere, come in qualsiasi trattativa. In questo caso ha detto di voler arrivare al fiume Dnipro, che si trova al centro del paese. Oggi la Russia occupa un quinto dell’Ucraina. E l’ambasciatore russo nel Regno Unito ha detto qualche tempo fa che Mosca «non vede alcuna necessità di fermarsi».
L’unica scelta per l’Ucraina
Per l’Ucraina c’è una sola scelta: o accetta le nostre condizioni adesso, o continueremo l’avanzata e Kiev dovrà arrendersi a condizioni molto peggiori», ha concluso. Pochi giorni dopo, Putin è andato oltre affermando a San Pietroburgo che «tutta l’Ucraina appartiene alla Russia» e che «ovunque metta piede un soldato russo è terra russa». Il capo dei servizi segreti militari ucraini, Kyrylo Budanov, considera «irrealistico» l’obiettivo, specie riferito all’occupazione totale del Donetsk già pomposamente vantata dai media russi. Ma è per questo che Trump ha cominciato a cambiare linea. Ha deciso di inviare i Patriot, che saranno acquistati da Germania e Paesi Bassi: quindi non saranno a fondo perduto, come il tycoon aveva promesso.
Donetsk, Lugansk, Cherson, Zaporizhzhia e la Crimea
L’alternativa per Kiev è dover cedere le quattro regioni parzialmente occupate dall’esercito russo: Donetsk, Lugansk, Cherson, Zaporizhzhia. Oltre alla Crimea. Ma la minaccia di sanzioni di Trump è arrivata con un periodo di grazia di 50 giorni, una mossa accolta con favore dagli investitori in Russia, dove il rublo si è ripreso dalle perdite precedenti e i mercati azionari sono saliti. Le cosiddette sanzioni secondarie invece rappresenterebbero un cambiamento radicale nella politica sanzionatoria occidentale. I parlamentari di entrambi i partiti politici statunitensi stanno spingendo per un disegno di legge che autorizzi queste misure, prendendo di mira anche gli altri paesi che acquistano petrolio russo.
Il petrolio
Durante la guerra, che dura da oltre tre anni, i paesi occidentali hanno interrotto la maggior parte dei loro legami finanziari con Mosca. Ma si sono astenuti dall’adottare misure che avrebbero impedito alla Russia di vendere il suo petrolio altrove. Ciò ha permesso a Mosca di continuare a guadagnare centinaia di miliardi di dollari dalla spedizione di petrolio ad acquirenti come Cina e India. Mentre la Russia si fa sempre più minacciosa anche nei confronti dell’Occidente. I vertici militari britannici sostengono che il governo dovrebbe preoccuparsi di costruire rifugi perché «è possibile la guerra con la Russia in 5 anni, entro il 2030». Stessa prospettiva temporale indicata dai servizi segreti della Finlandia, che condivide con la Russia un confine lunghissimo e perciò la conosce bene.
I bunker
Intanto la Russia dimostra di prendere sul serio la capacità militare ucraina sostenuta dall’Europa. Lo si capisce dalle immagini satellitari analizzate dall’Institute for the Study of War. Le forze russe avrebbero infatti costruito 10 bunker rinforzati coperti di terra, 12 strutture in cemento e 8 hangar in stile capannone per proteggere la base aerea di Khalino, nel Kursk. Altri due bunker di cemento sarebbero stati costruiti in un’altra base aerea in Crimea. Una scelta fatta dopo l’Operazione Spider Web con cui l’Ucraina ha colpito le basi aeree russe sul suo territorio. Questa è la maggiore paura di Putin. E che Trump stia pensando a inviare altre armi offensive a Kiev non gli sarà di certo sfuggito.