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Inchiesta Milano, i deputati leghisti scelgono la cautela. Candiani: «Non passiamo subito all’assalto», Toccalini: «Saremo garantisti». Ma a livello locale c’è tensione

17 Luglio 2025 - 18:25 Sofia Spagnoli
stefano candiani lega inchiesta sala
stefano candiani lega inchiesta sala
Proprio sul decreto legge “Salva-Milano”, Sala e Salvini nei mesi scorsi avevano trovato una sorprendente convergenza. Ma in consiglio comunale scoppia la bagarre


«Non siamo noi quelli che al primo stormir di fronde agitano le situazioni giudiziarie o fanno subito l’assalto». Una frecciata nemmeno troppo velata al centrosinistra, probabilmente, spesso critico verso gli avversari quando coinvolti in indagini giudiziarie – si pensi, ad esempio, al caso Toti in Liguria. Così inizia a intervenire il centrodestra lumbard, quello della Lega, sul caso dell’inchiesta sull’urbanistica che sta scuotendo Milano. Nonostante la pesantezza delle accuse – sei arresti richiesti e il sindaco Beppe Sala tra gli indagati – la Lega mantiene, sorprendentemente, una posizione cauta. «Aspettiamo che ci siano dei rilievi che ci permettano di avere un quadro complessivo più chiaro dal punto di vista accusatorio», dice a Open il deputato lombardo del Carroccio, Stefano Candiani.

Il garantismo della Lega

Una posizione garantista, in linea con quella espressa ieri dal leader della Lega, Matteo Salvini, che se n’è uscito con un «sono sconcertato», anche se subito dopo ha precisato di esserlo più «per la gestione della giunta, che sta frenando lo sviluppo della città da troppo tempo». Non certo una delle uscite più pungenti del vicepremier. Per Luca Toccalini, deputato della Lega e coordinatore federale della Lega Giovani, l’inchiesta emersa negli ultimi giorni è «una brutta pagina per la città», spiega a Open. «Ci sono indagini con accuse molto pesanti indirizzate allo stesso sindaco. Saremo garantisti, ma non possiamo esimerci dal dire che è opportuno che la città torni al voto al più presto possibile».

Le Olimpiadi invernali

Ma ciò che sembra preoccupare di più i leghisti è la stagione a cui Milano sta per andare incontro: quella delle Olimpiadi Invernali, Milano-Cortina. Evento su cui – tra l’altro – ha pesato il lavoro di due presidenti di Regione della Lega, Luca Zaia (per il Veneto) e Attilio Fontana (per la Lombardia). «Milano si avvia a una stagione impegnativa, quella delle Olimpiadi – spiega Candiani – E ora il suo sviluppo in termini di credibilità rischia di essere ammaccato da queste gestioni che, se dovessero essere verificate, sarebbero ovviamente molto gravi».

Tensioni in Consiglio

Posizioni, in parte, dissonanti rispetto al tono meno misurato (e garantista) che si legge nella nota diffusa oggi dalla Lega, «Noi chiediamo le dimissioni di sindaco e giunta perché Milano è da tempo bloccata, da tutti i punti di vista: è sempre più difficile lavorare, investire, produrre, programmare, camminare tranquilli per strada», si legge nel comunicato. Tensioni che si sono riflesse anche in Consiglio comunale, dove oggi non sono mancati momenti accesi. La bagarre è esplosa al termine dell’intervento del capogruppo della Lega, Alessandro Verri, quando dai banchi dell’opposizione sono stati sollevati cartelli con la scritta «Dimissioni Beppe Sala». I consiglieri leghisti hanno poi abbandonato i propri posti, occupando simbolicamente il centro dell’aula.

Salva Milano

Un atteggiamento critico, soprattutto a livello locale, che sorprende se si pensa che il cosiddetto decreto “Salva Milano”, il provvedimento che puntava a sbloccare circa 150 cantieri fermi in città, congelati proprio a causa delle inchieste, aveva visto la luce grazie al pressing di Sala certo, al sostegno del Pd, ma anche a quello della Lega. Il testo è stato approvato tra le polemiche alla Camera sul finire del 2024, ma da allora è rimasto fermo in Senato, senza ulteriori passi avanti, anche alla luce della prima tornata di arresti e perquisizioni della scorsa primavera.

L’intesa Salvini-Sala

Proprio sul Salva Milano si era registrata un’insolita convergenza di visioni tra Matteo Salvini e il sindaco Beppe Sala, entrambi favorevoli. «Un conto è aggiustare una norma e farla funzionare se è mal scritta e blocca lo sviluppo corretto di una città – frena oggi Candiani – Un conto è scoprire che dietro queste situazioni ci sono dietro ben altre pratiche. Le due cose non sono necessariamente collegate. Noi abbiamo sempre dato possibilità, per il bene della città, di collaborare, superando l’appartenenza politica. Ora sta a loro dare delle spiegazioni ai cittadini».

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