Maria Rosaria Boccia rischia il processo, chiuse le indagini sul caso Sangiuliano. Le accuse dei pm: «Così lo ha costretto a dimettersi da ministro»


La Procura di Roma ha notificato a Maria Rosaria Boccia la chiusura delle indagini preliminari, passo che solitamente anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. L’imprenditrice, finita sotto i riflettori per la relazione extraconiugale con l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, rischia ora di finire a processo con le accuse di stalking, lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione. Le indagini coprono il periodo tra maggio 2024 e aprile 2025. Parti offese sono lo stesso Sangiuliano, sua moglie e l’ex capo di gabinetto del ministero Francesco Gilioli. Tra le contestazioni spicca anche il reato di false dichiarazioni nel curriculum presentato per ottenere incarichi di consulenza.
Stalking e pressioni psicologiche: la versione della procura
Secondo la ricostruzione dei pm di Roma, dopo la fine della relazione sentimentale Boccia avrebbe messo in atto una strategia di controllo ossessivo nei confronti dell’ex ministro. Le condotte descritte nell’atto d’accusa parlano di pressioni psicologiche continue che avrebbero generato in Sangiuliano «uno stato di ansia, paura e stress prolungato». Gli effetti di questi comportamenti sarebbero stati pesanti per la vita pubblica e privata dell’ex ministro: limitazione della partecipazione agli eventi pubblici, modifiche radicali delle abitudini quotidiane e, secondo l’accusa, persino l’influenza sulla decisione di rassegnare le dimissioni dal governo.
L’aggressione fisica e ricatti: i fatti più gravi contestati
Tra gli episodi più forti emerge l’aggressione del 17 luglio 2024 a Sanremo, quando Boccia avrebbe colpito fisicamente Sangiuliano provocandogli una ferita al cuoio capelluto di oltre nove centimetri. Un gesto che i medici hanno refertato come lesione personale, trasformando quello che poteva sembrare un alterco in un reato penale. Non meno inquietante l’episodio del 9 agosto 2024: l’imprenditrice di Pompei avrebbe costretto l’ex ministro a confessare il tradimento alla moglie durante una telefonata, registrando di nascosto la conversazione. Stralci di quell’audio, sempre secondo l’accusa, sarebbero poi finiti nelle mani dei media e trasmessi in televisione.
Le accuse di curriculum falsificato e accesso abusivo al cellulare
Tra le contestazioni figura anche la presunta falsificazione del curriculum presentato per ottenere consulenze ministeriali: Boccia avrebbe dichiarato il falso sui suoi incarichi societari per aggirare potenziali conflitti di interesse. Altri comportamenti contestati includono l’accesso non autorizzato al telefono personale di Sangiuliano, la sottrazione della fede nuziale e la pubblicazione sui social di immagini private senza consenso. Un campionario di azioni che, nell’insieme, disegnano un quadro di invasività sistematica nella vita dell’ex ministro.
Le false accuse sui fondi pubblici smentite dall’inchiesta
La Procura contesta infine a Boccia la diffusione di dichiarazioni false che hanno danneggiato la reputazione di funzionari ministeriali, compreso l’ex capo di gabinetto Gilioli. Particolare rilevanza assume l’accusa relativa alla «propagazione pubblica» dell’idea che le trasferte dell’imprenditrice fossero state pagate con soldi pubblici. Un’ipotesi che le indagini hanno successivamente escluso, ma che nel frattempo aveva contribuito ad alimentare il caso politico che ha portato alle dimissioni di Sangiuliano dal governo Meloni.