Il Senato approva la separazione delle carriere dei magistrati: proteste in aula. Meloni: «Verso una giustizia più equa»


Secondo via libera del Parlamento alla riforma della giustizia: con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, l’aula del Senato ha approvato oggi – martedì 22 luglio – il disegno di legge di revisione costituzionale sulla separazione delle carriere della magistratura, tra pm e giudici. Tornerà alla Camera (dove era stato approvato il 16 gennaio scorso) per il terzo step e successivamente al Senato. In aula il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Proteste in aula al momento del voto, con le opposizioni hanno mostrato cartelli contro la riforma. I senatori del Partito democratico hanno tutti esposto un frontespizio della Costituzione rovesciata. I deputati di M5s hanno invece alzato un cartello con le immagini di Borsellino e Falcone con la scritta «non nel loro nome».
Meloni: «Un passo verso una giustizia più equa e trasparente»
«L’approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia, segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione», ha detto la premier Giorgia Meloni. «Il percorso – aggiunge – non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente».
Azione vota a favore, Renzi si astiene
«Come abbiamo fatto alla Camera, voterò a favore della riforma per svariate ragioni. Era nel nostro programma elettorale e riteniamo che la perdita di credibilità della politica di oggi sia nell’anteporre chi presenta e cosa presenta cioè l’idea che la faziosità superi sempre qualsiasi valutazione di merito. Quindi facciamo prevalere le nostre promesse elettorali rispetto allo spirito di fazione. Questa riforma serve per la ragione semplicissima che oggi non c’è una vera indipendenza tra la politica e la magistratura, ancora di più sulla separazione funzionale» oltre al problema delle cosiddette «correnti della magistratura, di cui negli anni abbiamo avuto numerose prove empiriche». L’ha detto il senatore di Azione, Carlo Calenda, intervenendo in aula sulla riforma della giustizia. «Non è una riforma perfetta ma c’è sempre una scusa per dire che non bisogna procedere», ha detto e aggiunto: «Non mi si dica che invera il piano di Licio Gelli, perché allora varrebbe anche per Giovanni Falcone».
July 22, 2025
Per Matteo Renzi, «con questa riforma non state facendo una rivincita della politica sulla magistratura ma un’operazione interna della magistratura dove le toghe brune, guidate da Mantovano e dalla sua capo gabinetto Giusi Bortolotti e con tutti i magistrati portati al governo, tutti voi state regolando i conti con l’altra parte della magistratura e io che ho contrastato le toghe rosse, non mi metterò oggi ad annuire per le toghe brune», ha detto in Aula il senatore di Italia Viva. E ha continuato: «Questa riforma la politica viene totalmente cancellata. Alla presidente del Consiglio voi non chiedete una posizione coerente: la premier è sempre stata giustizialista con gli avversari, è quella di Bibbiano, di Open. La presidente del Consiglio non sa cos’è il garantismo se non quando le vicende riguardano la propria famiglia, la sorella e i compagni di partito. La premier punta agli slogan, non si cura delle norme, fa l’influencer sui dazi, sulla sicurezza. Figuriamoci se non lo fa sulla separazione delle carriere».
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